lunedì 21 giugno 2010

Engine Kid - Bear catching fish (1993)

A vederlo nella foto, si stenta quasi a credere che sia il flemmatico sacerdote incappucciato di oggi, Greg Anderson. Un kid riccioluto acqua e sapone ancora influenzato dall'hardcore contaminato col metal e corrotto dal pre-post-rock umorale degli Slint.
Dopo l'EP Astronaut, questo fu la loro prima prova sulla lunga distanza. La title-track vive di vuoti e pieni a rendere fra di loro. L'inizio lentissimo, sussurrato, quasi uno slow-core trasognato, viene orribilmente sfregiato dall'entrata della distorsione crushing della chitarra. Un indie-sludge che per certi versi fa venire in mente le cose che fa attualmente Broadrick con i Jesu. Il finale è un orgia di feedback infernale, sembrava inevitabile ma è stato così per davvero.
Non avevano però ancora una linea precisa; lo sbandamento quasi pop di Rockford file sembra essere nel disco così per caso. Così come l'emo-hardcore di Treasure chest non era esattamente l'innovazione, salvo la fase silenziosa in mediana. Molto meglio gli sconquassi di Quarter mile thunder, o la loro personale elaborazione di una Washer che già era leggenda, ovvero Cabin Fever. Non avevano però altri assi da giocarsi, se non quelli di replicare gli schemi vuoto/pieno con gli ultimi 3 pezzi. L'idea non era male, però, e l'evoluzione avrà un impennata repentina col successivo e finale Angel Wings.

(originalmente pubblicato il 24/11/09)

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