Una delle perle più dimenticate di metà anni '90 in ambito indie fu questo esordio dei FT, una delle tante espressioni provenienti dal vivaio texano di Coffy e la Trance Syndicate.
E una delle migliori, diciamocelo. The Big Saturday Illusion è a tutt'oggi un fresco calderone di pop ricoperto di lava ribollente. La chitarra di Gibson assoluta protagonista con i suoni iper-distorti ma tendenti alla psichedelia più esagitata, supportata dal Farfisa della ragazza. Tutti e due cantavano con attitudine molto melodica ma erano i suoni a fare la differenza. Introism il primo pezzo rappresenta un capolavoro: spirali flangerizzate di feedback introducono una ritmica pigra e indolente su cui si stratificano le ondate di organetto. Vocals drogate e lunghissimo assolo di Gibson, una jam-song davvero memorabile. Il fattore rumoristico giocava un ruolo determinante nel FT-sound: una perfetta pop-song come Still California sembra uscita direttamente dalla summer of love, se non fosse ispida e irsuta di fuzz rovinoso. Allo stesso modo agiscono Colortime, con l'aggiunta di un break di flauto traverso a straniare, la leggermente più convenzionale Take you away e la pesantissima Attic, zavorrata da acidismi acutissimi. Ma quando si decidono a sperimentare seriamente sono dolori per le orecchie (nel senso positivo). Lo strumentale Cats vive di una base solare ma viene deturpata dalle figure psicotiche di Gibson che sembrano realmente miagolii (!). Lawnmower sound è puro industrial noise assordante, Porno queen's love dive una perversione alla Helios Creed senza camicia di forza. Angel warm and cold un glaciale dark-ambient per feedback e riverberi cavernosi. Emblematici i 16 minuti di Nothing from zero, che vive di 3 fasi: la prima di heavy-psych-doom, la seconda di deliqui infernali ancora dalle parti dell'industrial. Dopo un minutino di silenzio invece i FT ci sorprendevano e riprendevano Still California strumentale senza praticamente Gibson in impianto, quasi una chiusura surf a lasciare l'ascoltatore divertito e rilassato dopo una tale prova di forza.
Nel mezzo di tutto questo casino infernale, c'è spazio per la splendida Piled high, ipnotica estasi da fare una rabbia incredibile a Pierce e Kember e compagnia psycho-melody.
Successivamente faranno un paio di EP, svoltando decisamente verso l'elettronica. Purtroppo non ho mai avuto modo di sentire Moments away, ultimo gettone di presenza sulla terra di questi piccoli astronauti texani dalla fantasia davvero spiccata.
Da non lasciare nel dimenticatoio.
E una delle migliori, diciamocelo. The Big Saturday Illusion è a tutt'oggi un fresco calderone di pop ricoperto di lava ribollente. La chitarra di Gibson assoluta protagonista con i suoni iper-distorti ma tendenti alla psichedelia più esagitata, supportata dal Farfisa della ragazza. Tutti e due cantavano con attitudine molto melodica ma erano i suoni a fare la differenza. Introism il primo pezzo rappresenta un capolavoro: spirali flangerizzate di feedback introducono una ritmica pigra e indolente su cui si stratificano le ondate di organetto. Vocals drogate e lunghissimo assolo di Gibson, una jam-song davvero memorabile. Il fattore rumoristico giocava un ruolo determinante nel FT-sound: una perfetta pop-song come Still California sembra uscita direttamente dalla summer of love, se non fosse ispida e irsuta di fuzz rovinoso. Allo stesso modo agiscono Colortime, con l'aggiunta di un break di flauto traverso a straniare, la leggermente più convenzionale Take you away e la pesantissima Attic, zavorrata da acidismi acutissimi. Ma quando si decidono a sperimentare seriamente sono dolori per le orecchie (nel senso positivo). Lo strumentale Cats vive di una base solare ma viene deturpata dalle figure psicotiche di Gibson che sembrano realmente miagolii (!). Lawnmower sound è puro industrial noise assordante, Porno queen's love dive una perversione alla Helios Creed senza camicia di forza. Angel warm and cold un glaciale dark-ambient per feedback e riverberi cavernosi. Emblematici i 16 minuti di Nothing from zero, che vive di 3 fasi: la prima di heavy-psych-doom, la seconda di deliqui infernali ancora dalle parti dell'industrial. Dopo un minutino di silenzio invece i FT ci sorprendevano e riprendevano Still California strumentale senza praticamente Gibson in impianto, quasi una chiusura surf a lasciare l'ascoltatore divertito e rilassato dopo una tale prova di forza.
Nel mezzo di tutto questo casino infernale, c'è spazio per la splendida Piled high, ipnotica estasi da fare una rabbia incredibile a Pierce e Kember e compagnia psycho-melody.
Successivamente faranno un paio di EP, svoltando decisamente verso l'elettronica. Purtroppo non ho mai avuto modo di sentire Moments away, ultimo gettone di presenza sulla terra di questi piccoli astronauti texani dalla fantasia davvero spiccata.
Da non lasciare nel dimenticatoio.
(originalmente pubblicato il 11/12/2009)
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