venerdì 25 giugno 2010

Liars - They were wrong so we drowned (2004)

Il passo di transizione verso il capolavoro astrattistico di Drum's not dead fu questo secondo albo in cui Andrew e Hempill si liberavano della sezione ritmica e decidevano di complicare sul serio le cose. Con un nettissimo inserimento dell'elettronica e l'innesto di un drummer come Gross, che puntava molto più sui pad che sui rullanti tradizionali, i bugiardi inserivano ancora qualche bel danzabile post-funk come They don't want your corn, Hold it and will happen, There's always room on the broom, che cacciano riffoni belli pregni come nel primo disco, ma già denotano un avanzato stato di schizofrenia. Che straborda da tutti i pori degli altri 7 pezzi.
Sono indefinibili, queste malsane atmosfere atonali. I rintocchi sinistri rendono Broken Witch un mostro deforme figlio della paranoia metropolitana della grande mela. Steam rose è un perfido strumentale dal ritmo tachicardico. If you're a wizard indugia su una destrutturazione chitarristica infernale. Desolazione e disincantata angoscia regnano sovrane su We fenced other houses. They took 14 sembrerebbe avere un ritmo normale ma si perde in una nebbia impenetrabile di glitches. Il minuetto minimalista di Flow my tears chiude con un drone leggerissimo e qualche spruzzata di organetto.
Nè triste ne allegro, nè Radiohead nè Gang of Four, nè concreto nè rock, il Liars-sound è qualcosa di veramente imprendibile e in cui è facile perdersi. Sicuramente una delle formazioni più creative del decennio, li attendo al varco per un nuovo lavoro.

(originalmente pubblicato il 19/12/2009)

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