La miglior risposta possibile dall'America al colosso Disintegration dei Cure, in termini di dark rock atmosferico. Magari potrà sembrare un paragone buttato lì a casaccio, chè i Lycia sicuramente spingevano il piede sullo spettro più ampio possibile di panorami, ma nel quale ritrovo i migliori spiriti anneriti di uno Smith in bagno di estrema umiltà, che resterà testamento olografico. Una sorta di shoegaze gotico che rifugge gli stereotipi più malati ed ossianici del genere, in un tipo di operazione che negli intenti è stata intelligentemente rielaborata l'anno scorso dagli Have a Nice Life, ovvero: noi siamo dark dentro ma lo facciamo come ci pare a noi, senza copiare nessuno.
Non occorre essere fan specifici del genere per apprezzare questo doppio monolite di purezza cristallina che fu Burning circle. Sebbene tutti i 16 pezzi si mantengano su minutaggi abbordabili e il formato degli stessi sia legato alla forma canonica, c'è un senso di misticismo tale da non lasciare indifferenti, che si apprezzi o no il lungo e lineare cammino del disco. La voce rantolante appena udibile e la chitarra cosmica del leader VanPortfleet guidano le composizioni in altrettante processioni di malinconia universale, quasi tutte di una bellezza commovente.
Un viaggio davvero suggestivo ed avvolgente.
(originalmente pubblicato il 03/11/09)
Non occorre essere fan specifici del genere per apprezzare questo doppio monolite di purezza cristallina che fu Burning circle. Sebbene tutti i 16 pezzi si mantengano su minutaggi abbordabili e il formato degli stessi sia legato alla forma canonica, c'è un senso di misticismo tale da non lasciare indifferenti, che si apprezzi o no il lungo e lineare cammino del disco. La voce rantolante appena udibile e la chitarra cosmica del leader VanPortfleet guidano le composizioni in altrettante processioni di malinconia universale, quasi tutte di una bellezza commovente.
Un viaggio davvero suggestivo ed avvolgente.
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