venerdì 18 giugno 2010

Microphones - The glow pt. 2 (2001)

(by S.)

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Per una persona che difficilmente riesce ad esternare verbalmente le sensazioni del tutto personali e intime che le provoca la musica, nel timore di impoverirla nel darle i contorni netti delle parole, scrivere di un album che ama particolarmente è davvero una piccola impresa.
In realtà, basterebbe il nome di questo disco per raccontare tutto quello che contiene, senza aggiungere molto altro. Perché the glow pt. 2, che nasce senza essere preceduto da una pt. 1, si presenta esaurientemente già dal biglietto da visita. La parola inglese glow è luce, splendore, freschezza, ma è anche calore, incandescenza, fino ad avvicinarsi pericolosamente al fuoco. La scelta del significato in questo caso non è alternativa ma, al contrario, le componenti coesistono tutte senza contagio, ognuna mantenendo il suo carattere nitido, rapite spesso da un’oscurità che sembra comunque attenderle inesorabilmente.
Un disco come questo ha il potere di portarti lungo i suoi percorsi intrecciati, senza mai lasciarti all’esterno, giocando apertamente a farsi seguire lungo una strada che cresce e decresce di continuo, in un percorso segnato, come le molliche di Pollicino, da un ritmo ancestrale che non cessa mai, diventando a volte sottofondo quasi invisibile, a volte divampante centro emozionale, senza mai svanire. E così, annullando vie d’uscita di ogni tipo, in una sola ora ti porta in paesaggi cristallini spontaneamente immacolati e in zone di tenebra gothic noise in cui la batteria smaniosa ed il basso caldo disegnano inquietudini imprevedibili eppure del tutto fatali.
La storia musicale di Mr. Microphones, dagli Old Time Relijun alla carriera solista, è sintomatica del temperamento di Phil Elvrum, che troneggia libero in The glow pt. 2. come in nessun’ altra delle sue creazioni. Il disco infatti ha tutta l’apparenza di essere un regalo fatto a sé stesso, in pieno moto egocentrico ed intimista, dalla composizione fino alle scelte di diffusione del disco.
Eppure il miracolo si compie perché io questo disco, con le sue taglienti e private sinuosità, con la luce che diventa buio per tornare luce e spegnersi soltanto con l’ultimo suono, con gli spunti appena abbozzati e con quelli sviscerati fino quasi alla sensazione di oppressione, lo sento cucito addosso alle mie emozioni a doppio filo, come pochi altri.

(originalmente pubblicato il 18/11/09)

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