Curiosa la genesi dei MB. Si formarono nel 1969 e nel giro di pochi mesi i due fondatori lasciarono a colui che era arrivato dopo, cioè il drummer Newman, che recuperò due canadesi per completare il gruppo. Questa ristampa chiuse il discorso sui 2 unici dischi incisi da un power trio abbastanza interessante persino per le produzioni degli anni in questione. La si potrebbe definire una versione edulcorata dei Groundhogs; la matrice di partenza era senz'altro il british blues, ma i MB lo contaminavano con idee melodiche molto ricercate, dando precedenza alle composizioni e scartando a priori qualsiasi tipo di sbrodolatura tecnicistica che, visto il medio livello dei tre, sarebbe peraltro stato fuori luogo. L'esordio omonimo si apriva con quella che senza dubbio è stata la loro miglior creazione, quell'articolatissima Smoking the day away che in un solo colpo abbina cupi fraseggi alla McPhee a contorsioni progressive in 8 minuti ad altissima tensione. Se tutto il disco fosse stato così, saremmo stati qui ancora ad onorarli dopo 40 anni. I toni si smorzano e vengono fuori anche delle belle ballad come Dreaming, Tomorrow may come. Poi c'è spazio anche per un funk convulso come Fire queen o un pastorale epico come Virgin waters.
Il secondo e terminale prodotto dell'anno successivo, si apriva in modo contraddittorio, con il massiccio incalzante heavy metal di For mad men only e le sulfuree emissioni sabbathiche di Snakes and ladders. Ma in realtà il proseguio si rivela alquanto confuso e disordinato; da un lato un trio di ballads eccessivamente stucchevoli, come a cercare il successo commerciale, dall'altro qualche divagazione jazz-rock ben poco piazzata. Quasi come voler fare i Patto senza avere tanto talento nè stoffa, partendo da presupposti improbabili, vista l'assoluta unicità di Halsall & co.
Concludendo, i May Blitz restano un nome minore dell'area Vertigo degli anni d'oro, ma almeno Smoking the day away merita un posto nelle playlist ideali.
Il secondo e terminale prodotto dell'anno successivo, si apriva in modo contraddittorio, con il massiccio incalzante heavy metal di For mad men only e le sulfuree emissioni sabbathiche di Snakes and ladders. Ma in realtà il proseguio si rivela alquanto confuso e disordinato; da un lato un trio di ballads eccessivamente stucchevoli, come a cercare il successo commerciale, dall'altro qualche divagazione jazz-rock ben poco piazzata. Quasi come voler fare i Patto senza avere tanto talento nè stoffa, partendo da presupposti improbabili, vista l'assoluta unicità di Halsall & co.
Concludendo, i May Blitz restano un nome minore dell'area Vertigo degli anni d'oro, ma almeno Smoking the day away merita un posto nelle playlist ideali.
(originalmente pubblicato il 12/11/09)
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