Franklin ha fatto ancora un bel centro l'anno scorso.
Sull'onda dell'entusiasmo della reunion degli Swervedriver, un esordio solista esaltante e il varo dei Magnetic Morning, insieme al drummer degli Interpol, suo coetaneo e veterano della scena indie americana, Fogarino (origini italiane?). A.M. è un disco del quale poi si scopre in un intervista che la maggior parte delle musiche sono state composte dall'americano, ed in seguito messe in ordine e parolizzate dall'inglese. Poco importa, perchè alla fine è davvero molto bello e il sound d'insieme suona elegante ed atmosferico, un ideale punto d'incontro fra le bands madri deviato in una deriva barocca.
La prima parte della lista è memorabile: Spring unseen è un onda eterea di tastiere, un ambient-rock magistrale. Franklin prende le canzoni, le marchia col suo timbro fragile e profondamente inconfondibile, le infioretta e le stende con la solita classe. Il riff malinconico di At a crossroads passive, avrà fatto riflettere Banks e gli Interpol sul caso o no di chiedere composizioni a Fogarino in futuro. Il break di chitarre distorte e mellotron è un momento da brividi, ma tutto il pezzo è caldo ed emozionante. Atmosfere rilassate e magniloquenti con Indian summer e Come back, in una forma di psichedelia a rilascio controllato.
Poi la meraviglia di No direction, il miglior pezzo nonchè quello mai composto dagli Swervedriver, grintoso, trascinante e con una progressione paurosa.
Sulla seconda metà di A.M. ci sono i fragori torrenziali di Motorway, i barocchismi filigranati di The wrong turning e la ruvida levitazione di And I wonder. Tutti gli arrangiamenti sono curatissimi, riccamente distribuiti e perfetti alla guisa delle brillantissime composizioni.
Due marpioni ben assortiti che speriamo ci diano un bel bis in futuro.
Sull'onda dell'entusiasmo della reunion degli Swervedriver, un esordio solista esaltante e il varo dei Magnetic Morning, insieme al drummer degli Interpol, suo coetaneo e veterano della scena indie americana, Fogarino (origini italiane?). A.M. è un disco del quale poi si scopre in un intervista che la maggior parte delle musiche sono state composte dall'americano, ed in seguito messe in ordine e parolizzate dall'inglese. Poco importa, perchè alla fine è davvero molto bello e il sound d'insieme suona elegante ed atmosferico, un ideale punto d'incontro fra le bands madri deviato in una deriva barocca.
La prima parte della lista è memorabile: Spring unseen è un onda eterea di tastiere, un ambient-rock magistrale. Franklin prende le canzoni, le marchia col suo timbro fragile e profondamente inconfondibile, le infioretta e le stende con la solita classe. Il riff malinconico di At a crossroads passive, avrà fatto riflettere Banks e gli Interpol sul caso o no di chiedere composizioni a Fogarino in futuro. Il break di chitarre distorte e mellotron è un momento da brividi, ma tutto il pezzo è caldo ed emozionante. Atmosfere rilassate e magniloquenti con Indian summer e Come back, in una forma di psichedelia a rilascio controllato.
Poi la meraviglia di No direction, il miglior pezzo nonchè quello mai composto dagli Swervedriver, grintoso, trascinante e con una progressione paurosa.
Sulla seconda metà di A.M. ci sono i fragori torrenziali di Motorway, i barocchismi filigranati di The wrong turning e la ruvida levitazione di And I wonder. Tutti gli arrangiamenti sono curatissimi, riccamente distribuiti e perfetti alla guisa delle brillantissime composizioni.
Due marpioni ben assortiti che speriamo ci diano un bel bis in futuro.
(originalmente pubblicato il 24/12/2009)
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