martedì 22 giugno 2010

Arthur Brown - The crazy world of (1968)

Erano agitatori dell'UFO di Londra nello stesso periodo in cui, per dire, i Pink Floyd di Barrett muovevano i primi shockanti passi. Dico "erano" perchè i Crazy World erano sì veicolo di un vocalist vulcanico / attore teatrale come Brown, ma non sarebbero stati nulla senza il buon Crane, virtuoso, depresso e sopraffino organista che nel giro di poco abbandonerà per mettersi in proprio con gli Atomic Rooster.
Brown viene ricordato essenzialmente per due cose: le sue trovate on-stage (famosissimo l'aneddoto dell'elmetto infuocato che per poco non combinava un disastro, spento grazie alle birre di chi gli era vicino), e per Fire, il super-hit milionario, tassello centrale di un disco contrastante, dai suoni barocchi ed elaborati per esasperare il carattere scenico di Brown, grazie alla produzione di Townshend, probabilmente in rodaggio sperimentale diretto verso Tommy.
The crazy world
è diviso in due parti, col lato A imperniato su un lounge-progressive di grande livello: Brown svaria da un ruggito potente ad un falsetto isterico ad un recitato psicotico sui tappeti frizzanti di Crane (oltre a Fire, splendide anche la tenue Come and buy e l'epic-intro di Prelude/nightmare).Il lato B mostra invece solo meri esercizi di maniera soul-blues e poco altro d'interessante (ci sono anche due cover che non c'entrano niente, per dire), purtroppo andando ad inficiare il giudizio d'insieme.
Crane ci aveva visto proprio giusto...

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