venerdì 18 giugno 2010

R.e.m. - Up (1998)


L'ultimo loro prodotto qualitativamente decente, e peraltro uno dei migliori in assoluto secondo me. Fotografando un momento umanamente difficile come il distacco da Berry e susseguenti contrasti interni, Up è un lungo disco in cui le classiche ballads venivano rimesse in gioco grazie ad un approccio più slegato, e maliziosamente si potrebbe dire proprio grazie alla fuoriuscita del batterista, minato fisicamente da un coccolone subito in un live di un paio d'anni prima. Non soltanto le composizioni erano illuminate da un ispirazione latente da diversi anni, ma beneficiavano anche della sana decisione di cambiare il produttore che li aveva accompagnati in cima al mondo. In tal senso abbastanza spiazzante appariva l'intro Airportman, un'ipnosi di synth, fuzz, feedback e beat-box. Anche se resterà l'episodio meno ortodosso del disco, sembrava una dichiarazione d'intenti del fatto che stranezze (per i loro standard) diffuse e tocchi elettronici (nonchè una limitatissima presenza di batterie vere e proprie) avrebbero condito tutto l'arco del solco; una decisione coraggiosa nei confronti dello zoccolo durissimo dei fans, ma ccon la consapevolezza di fare la cosa giusta "artisticamente".
Sulla prima parte ci sono alcune chicche squisitamente vintage; Suspicion, rintoccata da un gentile vibrafono, sfoggia una melodia a tratti Arthur Lee. La solenne At my most beautiful, punteggiata da cori sixties, la sinfonica You're in the air. I sottofondi inquietanti fra elettronica e psichedelia impreziosisono la fosca ambientazione di The apologist, con relativa contraltare solare e malinconica Diminished. Si leva in alto Parakeet dagli accordi liquidi di piano, e ancor più la celeste Falls to climb tappeto cosmico di tastiere e ballad krauto-yankee.
Sarà poi per la funzione di "sveglia" dall'onirismo imperante, ma le canzoni con strumentazione piena appaiono intriganti, forse perchè più accuratamente selezionate. Persino il singolo, Daysleeper, è di una gradevolezza irresistibile. La potente ed incalzante Walk unafraid e la perfida Lotus guadagnano credito anche grazie al minuzioso lavoro di produzione, per l'appunto, "micro-rumoristico".
Non mancano nel mucchio 3-4 pezzi deboli che dopotutto si potevano escludere; però Up resta l'epitaffio brillante e dignitoso di una azienda che dopo non ne avrebbe azzeccata veramente una-che-una.

(originalmente pubblicato il 16/11/09)

2 commenti:

  1. in effetti a livello di album è forse il loro ultimo grande lavoro e daysleeper è praticamente una canzone perfetta che oggi non ha perso un grammo della sua bellezza

    come canzoni io però adoro anche imitation of life, dall'album successivo

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  2. Ecco, forse sarà stato il contesto (Reveal è davvero da buttare via) ma a me Imitation Of Life sembra uno scarto stiracchiato da Out Of Time.... Daysleeper invece l'hanno data anche oggi su Capital e mi fa sempre piacere ascoltarla

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