Come resistere di fronte a cotanta e selvaggia potenza? Come non dare rispetto a chi ha coniato un suono leggendario, un trademark che da oltre 30 anni resta immutato e continua a fare scuola.
Ecco perchè ho scelto il primo disco, la sorgente del mito con cui Kilminster ha formato il proprio personaggio. E chissà quanto, dietro quella faccia improponibile, quella rozzezza dilagante che lo ha sempre caratterizzato, nella sua mente avrà benedetto quei 5 giorni di carcere in Canada che lo hanno fatto sbattere fuori da Brock e compagnia space-rockeggiante. Niente più psichedelia o synth, niente più formazioni allargate ed orpelli, un ristrettissimo power-trio e la porta sul successo mondiale si apriva piano piano. Quel Rickenbacker rombante e la voce unica al mondo, una cattiveria impareggiabile e la fortuna di due compagni che più adatti non si potevano.
Motorhead vive di tutto questo e poco altro, i pezzi si somigliano più o meno tutti. In maggior parte il classicissimo ed abusato schema blues viene scartavetrato all'uopo. La differenza la fanno le esecuzioni: Clarke è una mitraglia di assoli esaltanti, Taylor una vera macchina da guerra ritmica, in mezzo il baffo maligno non può che goderne. I vertici, senz'altro The watcher, Lost Johnny, Iron Horse, Keep us on the road.
Tutta roba sudaticcia e catartica, che non si manda più via dalla testa...
(originalmente pubblicato il 05/01/2010)
Ecco perchè ho scelto il primo disco, la sorgente del mito con cui Kilminster ha formato il proprio personaggio. E chissà quanto, dietro quella faccia improponibile, quella rozzezza dilagante che lo ha sempre caratterizzato, nella sua mente avrà benedetto quei 5 giorni di carcere in Canada che lo hanno fatto sbattere fuori da Brock e compagnia space-rockeggiante. Niente più psichedelia o synth, niente più formazioni allargate ed orpelli, un ristrettissimo power-trio e la porta sul successo mondiale si apriva piano piano. Quel Rickenbacker rombante e la voce unica al mondo, una cattiveria impareggiabile e la fortuna di due compagni che più adatti non si potevano.
Motorhead vive di tutto questo e poco altro, i pezzi si somigliano più o meno tutti. In maggior parte il classicissimo ed abusato schema blues viene scartavetrato all'uopo. La differenza la fanno le esecuzioni: Clarke è una mitraglia di assoli esaltanti, Taylor una vera macchina da guerra ritmica, in mezzo il baffo maligno non può che goderne. I vertici, senz'altro The watcher, Lost Johnny, Iron Horse, Keep us on the road.
Tutta roba sudaticcia e catartica, che non si manda più via dalla testa...
...allora: stasera suonano i Motorhead poco distante da casa mia, quindi ho pensato "Però, il primo dei Motorhead, che comprai in vinile circa 30 anni fa - e che non ho più - mi piacerebbe riaverlo in formato digitale...". Torno a casa, vengo su TM e... vualà! :-))) E poi dicono le coincidenze! Grazie!
RispondiEliminaL'Anonimo Che Il PD Non Gli Piace Tanto :-)))
Esatto, fra l'altro è un ripescaggio dal vecchio blog, quindi coincidenza doppia. Ma non ci vai a vederli?
RispondiEliminaScherzi?!? Costava un'occhio!
RispondiEliminaPoi, seriamente, un conto è ascoltarli allegramente tramite le casse del pc, un altro è andare a subire tutto quel caos per una band che, nella mia Playlist, sarà, per dire, al... 2.850esimo posto :-)
Saluto
APN
Concordo, chè poi secondo me avrebbero meritato una visione fino al 1981-1982, oggi bisognerebbe andarci con l'armatura di ferro :-)
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