Autentica officina di talenti prima e palestra di passaggio poi per illustrissimi musicisti rock d'oltremanica, la carriera incostante degli Atomic Rooster ha incarnato alla perfezione la personalità del proprio capo supremo Vincent Crane, un uomo fortemente disturbato da problemi psichici e depressivi. Death walks behind you fotografa la band nel momento più alto, a seguito del primo album che vedeva la illustre dipartita di Graham e Palmer. I sostituti non li facevano rimpiangere per nulla: John Du Cann, reduce dai mirabolanti Andromeda, introduceva una dura Stratocaster che a tutt'oggi lo pone di diritto come padre dell'heavy metal insieme a Tony Iommi; nulla di eccezionale come vocalist ma divideva con Crane le composizioni facendo pesare il suo ingresso in maniera determinante. Paul Hammond era meno sofisticato di Carl Palmer e il suo maggior impatto fisico sui tamburi rendeva gli AR più selvaggi.
DWBY è un riuscitissimo mix di elementi diversi; i pezzi scritti da Crane, imperniati ovviamente su piano e organo, possiedono la classe e la padronanza del post-blues sia in forma canzone classica (Tomorrow night) che in sfoggi virtuosistici tutt'altro che sterili (Vug, Gershatzer). Quando poi una tranquilla linea pianistica lounge-jazz si fonde ad un assolo di chitarra (da far impallidire David Gilmour), nascono capolavori come Nobody Else.
I pezzi di DuCann sono più aggressivi; anthem trascinanti come Sleeping for years o I can't take no more suonano ancora incredibilmente freschi dopo 40 anni.
Nell'unico caso in cui i due autori incrociano le penne (la title-track), avviene il miracolo della fusione chimica: dopo una intro inquietante di piano e schitarrate stridenti, l'incalzante bridge cromatico crea stati di tensione insostenibili, liberati prontamente da rullate esemplari che ritornano al refrain principale. Erano altri tempi....era artigianato di primo livello.
Putroppo l'unione durerà solo un altro disco poichè Crane, intimorito dalla potenza di DuCann e forse timoroso di perdere la propria leadership, cambierà radicalmente formazione di nuovo.
(originalmente pubblicato il 14/05/08)
DWBY è un riuscitissimo mix di elementi diversi; i pezzi scritti da Crane, imperniati ovviamente su piano e organo, possiedono la classe e la padronanza del post-blues sia in forma canzone classica (Tomorrow night) che in sfoggi virtuosistici tutt'altro che sterili (Vug, Gershatzer). Quando poi una tranquilla linea pianistica lounge-jazz si fonde ad un assolo di chitarra (da far impallidire David Gilmour), nascono capolavori come Nobody Else.
I pezzi di DuCann sono più aggressivi; anthem trascinanti come Sleeping for years o I can't take no more suonano ancora incredibilmente freschi dopo 40 anni.
Nell'unico caso in cui i due autori incrociano le penne (la title-track), avviene il miracolo della fusione chimica: dopo una intro inquietante di piano e schitarrate stridenti, l'incalzante bridge cromatico crea stati di tensione insostenibili, liberati prontamente da rullate esemplari che ritornano al refrain principale. Erano altri tempi....era artigianato di primo livello.
Putroppo l'unione durerà solo un altro disco poichè Crane, intimorito dalla potenza di DuCann e forse timoroso di perdere la propria leadership, cambierà radicalmente formazione di nuovo.
(originalmente pubblicato il 14/05/08)
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