giovedì 10 giugno 2010

Black Sabbath - Never say die (1978)

Bistrattatissimo da tutti e persino dai Bs stessi, Never say die è l'ultimo capitolo originale con un Osbourne ormai avviato verso la carriera solista, che già aveva lasciato dopo il fiacco e deludente Technical Ecstacy ma poi era tornato alla base prima di farsi dare un calcio nel culo da Iommi a causa di forfait di concerti, previa strafattanza a stadi avanzati.
Non è per il gusto di andare controcorrente: sinceramente amo questo disco, lo trovo diverso da tutti i precedenti, variegato e compatto. Già la title-track che apre è un capolavoro, un po' l'aggiornamento divertito di Paranoid. Iommi azzecca uno dei suoi epidermici riff, la progressione coinvolgente, e soprattutto il break elettro-acustico che è letteralmente da brividi.
Never say die è un po' un incrocio fra Sabotage e Sabbath bloody Sabbat. Ci sono le aperture progressive del primo e le arie maestose del secondo, ma la sorpresa è che al posto dei classici toni cupi sembra esserci aria di divertimento...Pezzi complessi come Johnny Blade e Junior Eyes convincono per l'alternanza di chorus melodicamente maggiori e sviluppi strumentali enfatici.
Persino pezzi apertamente orecchiabili come Hard road e Shock Wave riescono a non banalizzarsi. Poi è il momento delle gemme barocche: con l'aiuto del tastierista Airey, Air Dance è puro prog genesisiano-canterburiano con i taglienti fendenti iommiani e con inserto jazzato, una piece da brividi. Over to you ne segue le tracce, seppur più canonica ma con il break paradisiaco e le magiche cascate di piano.
E nel finale, lo spiazzamento: Breakout è un lento strumentale a base di fiati, doom'n'soul!
Swinging the chain è curiosamente cantato da Ward, scalcinato e perverso blues-metal con tanto di armonica e perdizione inclusa.
Seguirà la svolta tamarra con RJDio e Gillan, secondo me invecchiata molto male. Al punto che reputo Never Say Die il mio ultimo disco del monumento BS. E curiosamente segnava proprio la morte artistica di Osbourne, che di lì in poi si sarebbe preoccupato soltanto di fare cassa.

4 commenti:

  1. Ero d'accordo fino alle ultime tre righe.
    Poi la "svolta tamarra".
    Secondo me più che di svolta tamarra si è trattato di un riposizionamento.
    E non di poco conto, visto l'impatto di Dio (anche compositivamente parlando).
    Semplicemente i Black Sabbath di Heaven and hell (che a mio avviso resta un masterpiece) non sono i Black Sabbath di Never say die.
    Il capitolo Gillan poi meriterebbe un post apposta.....Born Again è un ottimo album totalmente malprodotto.

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  2. Certo che è stato un riposizionamento. Il peso di RJDio era senz'altro consistente, e non sono certo qui a sminuirlo. Anzi, ti dico che in passato ho amato molto anch'io i dischi che ha fatto con i BS, ma col tempo secondo me quelli con Ozzy hanno acquistato più valore. E il disco con Gillan l'ho praticamente dimenticato...

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  3. il BS hanno cambiato totalmente assetto nel corso degli anni e tutto questo mi sembra una conseguenza inevitabile.

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  4. Ciao Segnalatore, finalmente esprimi una tua opinione invece dei tuoi soliti report :-))
    Credo che alla fine sia questione di gusti personali: c'è a chi piace più una fase, chi l'altra, chi l'altra ancora. Però se guardi gli sviluppi della musica negli anni '90 (stoner in primis) l'influenza esercitata dai dischi con Osbourne è molto più evidente...

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