Il primo albo degli idahoani, del quale ricordo una bella recensione su una colonnina di Rockerilla dell'epoca o qualche mese dopo. Rispetto alle prove più compatte che si susseguiranno, BLBH è lavoro leggermente disomogeneo e confusionario, ma perfettamente in linea con lo spirito rustico e battagliero del grunge più neilyounghiano e malsano che ci sia stato. Drone inizia immerso in una nebbia minacciosa di suoni eterei, col lamento sottovoce di Netson che cresce incessantemente fino ad una deflagrazione piromane, di grandissimo effetto. Il leader mostra al pubblico le sue notevolissime doti: la voce ruggente, un timbro non propriamente gradevole ma possente nella sua rabbia intrinseca. La chitarra incandescente, inusitato incrocio fra Young e un Gilmour scatenato. La psichedelia è elemento non secondario nel sound resinoso, insita ovunque nei riverberi e in una cosmicità di fondo. Sullo stile di Drone si inserisce All Filling, seguita da un macigno imponente come Machines fixing themselves. Ritmi più agitati, quasi wave, movimentano Chainsaw e Spinedog-re.
Il disco si perde un attimo fra i Cocktails e la Hollow trap, intermezzi scherzosi che non c'entrano un granchè col contesto, e con il vagare senza meta di Hooberblob. Nei che comunque non inficiano le loro scalate rabbiose, per un debutto che nonostante le indubbie influenze metteva in mostra un sound veramente radioattivo.
(originalmente pubblicato il 12/10/09)
Il disco si perde un attimo fra i Cocktails e la Hollow trap, intermezzi scherzosi che non c'entrano un granchè col contesto, e con il vagare senza meta di Hooberblob. Nei che comunque non inficiano le loro scalate rabbiose, per un debutto che nonostante le indubbie influenze metteva in mostra un sound veramente radioattivo.
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