mercoledì 2 giugno 2010

Hood - Cold House (2001)

Gli Hood sono (stati?) un gruppo molto intelligente e creativo, in grado di saper raccogliere l'eredità dei divini Bark Psychosis, digerirla e ricompattarla con un approccio meno deciso alla melodia, con massicce iniezioni di elettronica e sfrerzate di rock. They removed... è già un colpo al cuore all'inizio: dolenti accordi di chitarra, archi soffusi, sopra un ritmo digitale, come se i Talk Talk fossero stati remixati in maniera dignitosa. Pian piano i suoni si innalzano, lievitano e una specie di pseudo-rap fa capolino dalla porta posteriore. Veramente un ibrido interessante, che prosegue sulle vellutate Branches Bare, Enemy of time, The winter hit hard, Lines low to frozen ground, rielaborazioni di ciò che Sutton avrebbe davvero voluto fare se dopo Boymerang non si fosse preso una pausa molto lunga. Peccato che vada un po' meno bene quando i fratelli Adams decidano di spingersi agli altri estremi, come nel post-wave insipido di I can't find my brittle youth, nel danzereccio un po' stucchevole di You show no emotion at all o nell'anemico glitching di This is what to do.... Meglio buttarsi quindi nell'ipnosi agreste di The river curls around the town, dal finale impressionistico squisitamente ambientale.
Nel complesso, un disco che ha molte idee, anche se le si disperdono parecchio.

(originalmente pubblicato il 07/06/09)

Nessun commento:

Posta un commento