mercoledì 2 giugno 2010

Black Sabbath - Sabotage (1975)

Il disco più progressivo dei Sabbath, nonostante la presenza di graniti inossidabili come Hole in the sky e Sympton of the universe. Già dal finale di quest'ultima si capisce bene come poteva essere la voglia di divagare di Iommi; lo zolfo si dissolve, l'ex baffo imbraccia l'acustica e si lancia in un rilassatissimo assolo su una piattaforma che ha sapori quasi brasileiri. Ma la complessità abita nello splendido proseguio: Megalomania è in pratica una suite black-prog, in cui i cambi di tempo e spazio sono indovinati alla perfezione (dal vivo Ozzy la cannerà clamorosamente su un famoso bootleg dell'anno). The thrill of it all ne segue le tracce riducendo i minuti e calcando la mano sulla melodia. Il lavoro di produzione richiese un sacco di tempo, si dice a causa della mania di perfezione di Iommi. La pompa di Supertzar, per chitarra e cori operistici, diventerà la sigla dei concerti. Am I going insane invece diventerà una specie di hit, con il chorus a presa diretta e un testo esilarante in cui l'ex macellaio Osbourne anticipa di parecchi anni la sua figura di auto-macchietta che costituirà la sua fortuna.
Ma la vera perla del disco è la chiusura, The Writ, un po' il contraltare sul lato B di Megalomania.
Per nove minuti tutta l'imponenza del Sab-sound, le soluzioni alternative, la loro personale visione di un prog-core che non disdegna ariosi break acustici, glockenspiel sgranati e quant'altro, rendono questo pezzo realmente speciale.

(originalmente pubblicato il 06/06/09)

2 commenti:

  1. cominci a ispirarmi molti dischi da riascoltare... :)
    sempre amato i sabbath, in particolare proprio questo.
    bello il termine black-prog.
    ciao.

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  2. Ciao VB, in effetti se penso ai Sabbath questo è il primo disco che mi viene voglia di riascoltare, insieme al live Past Lives...

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