La tromba di Erskine, ex-June of '44, solca il disco dall'inizio alla fine. Un fiato semplice, fatto di frasi in minore spesso in linea con la chitarra. Questa formazione nacque da elementi già militanti in altre formazioni più o meno di avant-hardcore americano, cercando di filtrare le esperienze passate con un approccio relativamente oscuro, con suoni sparsi, medio-lenti e mediamente minimali. Nei momenti migliori un approccio medio-orientaleggiante crea grande suggestione, ma per la maggiore ha la meglio un attitudine sommessa e fatalistica. Peccato per le vocals, per lo più modello Fugazi e non proprio in linea col resto; difatti molto meglio vanno quando sono confidenziali e basse (il dub anemico di Fitch), mentre le stasi oppiacee di Ghost writer e il mare placido di Apache Country appaiono come episodi meglio riusciti di un albo forse arrivato in ritardo sui tempi per poter essere molto considerato, a tratti anche sfocatino.
(originalmente pubblicato il 12/09/09)
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