martedì 8 giugno 2010

Genesis - Live in London 1975

Per quanto ne sappia io, è solo un bootleg. Negli ultimi anni Gabriel ha espresso una timida intenzione di volersi ricongiungere, anche se onestamente sosteneva che gli impegni tutt'ora pressanti dei rispettivi avrebbero posto paletti in merito. Poco male, chè io non ne vedrei proprio il bisogno. Sempre meglio andare a risentirsi le glorie del passato ed immaginare lontanamente di assistere a quello che era un vero e proprio spettacolo, non tanto per le maschere del vocalist quanto per lo scenario sonoro in sè per sè. All'apice sia artistico che tecnico delle loro potenzialità, il tour di The lamb rappresentò una sorta di addio, dopo il quale i Genesis non saranno più loro stessi. Il disco in questione resta molto controverso per me; troppo elaborato, sofisticato, lascia una sorta di amaro in bocca al contrario del capolavoro precedente Selling England. Ma in questa sede i 5 si rendono protagonisti di una esibizione fenomenale, della quale il bootleg immortala credo una parte, più che sufficente per restarne incantati: il sound è grintoso e ruvido, fin quasi a diventare rabbioso, come a manifestare le tensioni esistenti fra Gabriel e gli altri. Escludendo l'inizio di Watcher Of The Skies, tutti i pezzi sono estratti da The lamb. E le versioni rendono giustizia: al di là degli impeccabili Rutherford e Banks, risalta soprattutto la prestazione di Hackett che sfodera spesso un fuzz infuocato, e l'impetuoso drumming di Collins. In the cage, Back In N.Y.C., The Waiting Room sono le tracce più movimentate in cui anche Gabriel sembra esorcizzare i propri demoni teatrali sputando fuoco alla sua maniera. Il minuetto bucolico di Counting Out Time funge da cuscinetto melodico fra due capolavori come lo strumentale sinfonico di Hairless Heart e l'ipnosi tenue di The Carpet Crawlers. Un altro strumentale, Silent Sorrow In Empty Boats, è simbolo del fatto che forse Gabriel si sentiva già escluso dal gruppo, ma in realtà è la premessa al gran finale di The Light Dies Down On Broadway, la perla finale dal crescendo intenso, il divino congedo con un Collins che collabora facendo ciò che avrebbe dovuto continuare a fare, cioè grande batterista ed eccellente sostegno vocale in settima.
Ed il sipario si chiuse.

(originalmente pubblicato il 29/07/09)

2 commenti:

  1. Da fan di Peter Gabriel un piccolo appunto. Ma proprio piccolo. Non è vero che l'idea della reunion sia una cosa caldeggiata timidamente da lui. Anzi lui era l'unico del gruppo reticente sulla questione. Perchè ha sempre avuto, continua ad avercelo ancora oggi, lo sguardo rivolto al futuro. Ne hanno parlato ovviamente perchè molti fan la desideravano. Non io, non ne sento il bisogno dato che Peter da solo ci ha regalato quattro capolavori assoluti nella sua intera carriera solista, più un disco pop da cui molti ancora oggi stanno prendendo lezione. Ne hanno parlato. Forse Peter voleva mettere mano al progetto e fare qualcosa che portasse i Genesis nel nuovo millennio e ha visto quanto è impossibile. Collins sta vivendo una lunga riabilitazione per un'operazione alla spina dorsale e di fatto non può suonare. Banks non si ricorda come si fa a suonare certe cose che lui stesso ha scritto. E conoscendo Peter come lo conosco da ormai 24 anni, so che preferisce passare per lo stronzo di turno, per il perfezionista, per l'egoista piuttosto che sporcare con un goffo progetto quello che per lui è uno splendido ricordo di giovinezza. Possiamo dargli torto? Sinceramente io non posso.

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  2. Ciao Kryshel,
    in effetti forse mi sono espresso male. Ricordo di aver letto un intervista su un giornale l'anno scorso in cui PG diceva che gli era arrivata la proposta, non la buttava via ma gli sembrava che fosse difficile da attuare (forse era solo un eufemismo per poter glissare velocemente sull'argomento).
    Al di là dei malanni di Collins, comunque ritengo che non sarebbe neanche il caso di provarci, a meno che non ci siano, come tu accenni, idee rivolte al futuro o magari una rielaborazione del Genesis Sound..

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