martedì 27 aprile 2010

108 - Holyname (1994)

Si sa, hardcore e hare-krishna sono sempre stati parecchio correlati e nel caso di questi newyorkesi si tratta più o meno della stessa cosa. Ma essendo prettamente interessato alla musica, lascio perdere la fede e mi concentro su questo Holyname che in effetti fu un ottimo esempio di hardcore contaminato, forse non eccessivamente evoluto ma con effetti e varianti di levatura.
Non so se l'originale era composto di una traccia unica come il solco ivi incluso, ma non ha importanza. Uno scampanellio e un flautino fanno da intro all'esplosione cingolata della title-track, dove gli stop and go sono al servizio della furia espressiva del quartetto. La voce è un impazzito scartavetrare come da tradizione, e sono i rallentamenti di Hopeless ad intrigare, con relativi paesaggi desolatamente bronxiani nel sottofondo. Dopo la pausa di Idefy che è una preghiera per sitar, bonghi e voce indiana, il treno hc riprende con Thirst, disorientante quanto basta per attirare l'attenzione. L'aggressione a mano armata di Grow sfuma in fade out, sono passati solo 17 minuti e l'ideologia prende il sopravvento: arriva un suono lo-fi di percussioni e litania di prece in sottofondo. Il disco è finito, la musica era tutta in quel quarto d'ora abbondante. Un lunghissimo e monotono monologo sulla schiavitù della società, un altro scampanellio con voce di donna e cori da processione, ed è un peccato per questi riempitivi che si possono tranquillamente saltare, perchè resta quel pugno di tracce che manifestava una band comunque valida.

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