lunedì 26 aprile 2010

Three Mile Pilot - Nà vuccà dò lupù (1992)

Sono molto eccitato all'idea che stia per uscire il disco del loro ritorno, dato che dieci anni sono passati e nonostante non si siano mai sciolti sono stati sulla cresta dell'onda con quelli che poi sono diventati i loro progetti principali. I reciproci messaggi di inalterata stima fra Zack Smith e Pall Jenkins non sono mai mancati nelle rispettive interviste; semmai c'era il sincero dubbio su quale direzione avrebbero preso le nuove composizioni. Comunque sembra che siamo proprio in dirittura d'arrivo e dovrebbe uscire entro l'anno su Touch & Go. Intanto perchè non riascoltarsi il loro storico debutto dal titolo alquanto bizzarro, con cui i 3MP, appena ventenni, sconquassavano il mondo dell'art-punk?
NVDL è un'ora abbondante di nevrosi asciutte e talentuose. L'aspetto principale che lo caratterizza è l'assenza di qualsiasi chitarra. Soltanto col disco successivo Jenkins avrebbe imbracciato la sei corde, mentre qui si rivela al mondo come grande vocalist dal registro acuto e caldo allo stesso tempo. Al liquido basso l'extraordinaire Zack Smith si prendeva carico dell'intero registro melodico con una raffica di bicordi, armonici e quant'altro (con pochissimi overdubs udibili), seguito magistralmente da Tom Zinser alla sferragliante batteria.
Assolutamente memorabile l'incipit, One step ladder, ovvero una lezione su come fare emo-core rallentato e imploso. Jenkins gioca sornionamente con i raddoppi facendosi i cori da solo, Smith fa subito sobbalzare con i suoi ghirigori sui toni alti. Si può essere virtuosi senza essere auto-indulgenti? In questo caso sì, in primis perchè l'umore generale varia dal nero al grigio-scuro. Sore loser è una progressione tanto fantasiosa quanto oscura, Slow-hand è un energetica applicazione grunge.
Le uniche influenze rintracciabili sembrano provenire dalla new-wave, anche se il retroterra hardcore non è trascurabile: Walking with your mother, Horse sweat, Feeling bald, Huvakraft sono treni lanciati a grande velocità che hanno l'epica dell'emo anche se i suoni sono scarnificati.
Pin Hut, Illwrath, Paralyzed, Dirt on the flag mud on the wheel contengono situazioni più meditate, songs sghembe con un retrogusto di gotico che le rende originalissime. Unicycle silencer è l'unico pezzo con un'ospite che suona il corno francese (!).
Nonostante la loro grande abilità, ovviamente non ottennero successo oltre lo stretto underground. Le evoluzioni successive mostrarono una band che non si adagiava certo su un unico stile ma di fatto ne incrinarono l'unità, determinandone la separazione. Aspetto con ansia il loro ritorno.

(originalmente pubblicato il 29/05/08)

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