martedì 27 aprile 2010

Cure - Paris (1993)

Per me i Cure sono stati qualcosa di unico ed inconfrontabile a livello adolescenziale. Nel 1988 scoprii sulla scrivania di mio fratello una cassetta sdoppiata, lasciata lì nell'indifferenza, passatagli da una sua compagna di classe e la ascoltai. Su di un lato c'era Faith, dall'altro Pornography. Ed è stato amore infinito, immortale fin da subito. I Cure sono stati il culto più totale e la mia più grande passione per almeno 5 anni, fino a quando non ho iniziato a scavare nell'underground o in altre musiche. Ho ascoltato i loro dischi centinaia e centinaia di volte, senza mai stancarmi. Nonostante li abbia visti dal vivo solo 2 volte, a tutt'oggi restano dei grandi idoli e li ascolto raramente ma sempre con grande piacere. L'occasione di stasera premia Paris, il live gemello di Show che li vedeva omaggiare per almeno metà della scaletta l'epocale trittico dark dei primi '80. L'attacco di Figurehead è un brivido sulla schiena, il pezzo è notevolmente rallentato ed accresce il senso di sacralità. La devastazione di One hundred years è sempre un inabissarsi da incubo, grazie anche al grande assolo finale di un Bob Smith in piena forma. At night subisce un trattamento alquanto sinfonico, di grande impatto. Il pedale del gas è al massimo in Play for today, storico anthem doppiato dal pubblico a gran voce. Dall'album precedente, Wish, viene dato ovviamente spazio al brano più decadente ed atmosferico, Apart. E' di nuovo storia con In your house, dall'andamento sostenuto e frizzante.
L'humus più barocco e sornione del Cure-sound permea la seconda parte del disco: Lovesong tiene il fiato sospeso con i suoi bordoni d'organo, Catch e Dressing up rinfrescano come brezza marina, Charlotte sometimes si auto-promuove ad inno pop-gotico assoluto. La chiusura straniante ed ironica del tormentone Close to me non può fare altro che spiazzare.
Il gruppo suona impeccabile, nonostante di lì a poco Thompson e Williams lasceranno mettendo il gruppo in seria crisi, a detta di interviste future. Ma del vecchio leone Smith ormai abbiamo perso il conto delle vite da un pezzo....

(originalmente pubblicato il 03/06/08)

1 commento:

  1. mm,i primi 2 album sono di una bellezza inaudita..poi..per me son finiti lì...

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