E' terminata da pochi anni la favola dei Phish, leggenda americana sulla scia dei Grateful Dead per seguito di culto e per stile personale. Questo fu il loro primo album, e forse migliore di sempre, che capitalizzò uno stile assolutamente virtuosistico ma fantasioso, mai sterile, fra jazz, progressive, vaudeville. Quattro maestri guidati dal chitarrista / compositore Anastasio, quattro membri perfettamente coesi nelle loro orchestrazioni collettive. Un pezzo di 22 minuti come Reba va annoverato come caposaldo del tech-rock in senso lato: partendo da un frizzante tema cabaret, si dilunga in un inquietante labirinto di scale impossibili per poi librarsi in volo verso mete epiche guidate da un assolo scintillante di Anastasio.
Il paragone con Zappa sembra giustificato in marcette come My sweet one. Assistiti soltanto dalla strumentazione base di chitarre, tastiere e sezione ritmica, erano in grado di creare scenari che attingevano praticamente da tutti i generi musicali. Forse qualche brano eccedeva in stucchevolezze, ma l'ascolto di Lawn Boy è sempre garanzia di divertimento e buon gusto di arrangiamenti.
Il paragone con Zappa sembra giustificato in marcette come My sweet one. Assistiti soltanto dalla strumentazione base di chitarre, tastiere e sezione ritmica, erano in grado di creare scenari che attingevano praticamente da tutti i generi musicali. Forse qualche brano eccedeva in stucchevolezze, ma l'ascolto di Lawn Boy è sempre garanzia di divertimento e buon gusto di arrangiamenti.
(originalmente pubblicato il 18/07/08)
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