martedì 27 aprile 2010

Loop - Heaven's end (1987)

Grandi Loop. Un suono che continua ad affascinarmi, quel ronzio di chitarre in primo piano che avvolgeva le melodie ora solari, ora misteriose. Ricordo uno dei primi numeri di Rumore che conteneva un articolo intitolato Santa Trance, dedicato a loro e agli Spacemen 3, che a proposito non hanno mai perso occasione di polemizzare sui Loop accusandoli di aver copiato tutto. Mah....
Coniarono una nuova forma di psichedelia, questi londinesi capitanati da Robert Hampson. Era come se gli Stooges si fossero riformati nel 1985 sballati e sotto acido. Soundhead apre con un motivo saltellante, una cantilena monocromatica che avvolge fin da subito. Straight to your heart fa cadere in una spirale infinita interrotta da un baratro di feedback.
Il minimalismo era un altro aspetto non indifferente nel Loop sound. Le composizioni sono scarnificate, il giro è bene o male sempre quello in ogni pezzo, alcuni sono in un unica tonalità. La maggiore attenzione viene data al suono, a quelle stratificazioni incessanti di chitarre, quasi a creare una catarsi ipnotica. Forever viaggia a passo pachidermico su stormi sibilanti.
Esaltanti Too real to feel e Fix to fall, imperniate su frasi robuste di basso. Head on ristabilisce il fantasma degli Stooges dall'energia psycho-punk. La maggior differenza con gli Spacemen 3 è che i Loop riuscivano a tenere alta la soglia dell'attenzione nonostante il minimalismo; a me personalmente Kember e Pierce mi hanno sempre fatto addormentare.... :-)
La cover dei Suicide Rocket USA è un esperimento techno/(mi)-(a)nimalistica. Spinning viaggia sulle stesse coordinate di Soundhead, Brittle head girl chiude con una calma serafica e chitarre quasi kraut.
Confezioneranno un altro paio di ottimi dischi e poi si divideranno, con un senso di incompiuta che certamente non si è risolta nè coi Main nè con gli Hair & Skin Tr.Co..

(originalmente pubblicato il 12/06/08)

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