Only for fans! Certo, solo per stretti amanti del prog, anche se questo è del 2000 ma non è per nulla irrancidito come tanto new-prog che dagli anni '80 in poi ha martoriato malamente il ricordo di una stagione irripetibile.
Per me, amante inguaribile di Peter Hammill & VDGG, ascoltare per la prima volta Areknames è stato un tuffo al cuore perchè il primo pezzo, A day among four walls, è un pezzo che se Hammill lo sente sorride, si complimenta e pensa "bravi, questi sono i miei figli". Il quartetto abruzzese è guidato da Epifani, compositore, tastierista e cantante che ha un timbro simile al grande maestro, seppur meno potente e con modulazioni più misurate.
Il disco è composto di 6 lunghi pezzi di grande respiro e caratterizzato da arrangiamenti che si dividono equamente fra sapori antichi e atmosfere più moderne, in cui i sapienti interventi chitarristici sono fondamentali nell'economia generale. A tratti riaffiorano ricordi anche degli Atomic Rooster (Down), ma restano predominanti le atmosfere cupo-gotico dei migliori Van Der Graaf reinterpretati con piglio e arrangiamenti molto più compatti. In questo senso non si può negare che gli Areknames siano l'espressione genuina ed onesta di 4 bravissimi musicisti che guardano al passato ma restano con la testa ai giorni nostri. Ed un altro capolavoro si trova in fondo al disco, quel Grain of sand lost in the sea che negli ultimi minuti raggiunge il fondo e fa quasi venire i brividi.
(originalmente pubblicato il 21/05/08)
Per me, amante inguaribile di Peter Hammill & VDGG, ascoltare per la prima volta Areknames è stato un tuffo al cuore perchè il primo pezzo, A day among four walls, è un pezzo che se Hammill lo sente sorride, si complimenta e pensa "bravi, questi sono i miei figli". Il quartetto abruzzese è guidato da Epifani, compositore, tastierista e cantante che ha un timbro simile al grande maestro, seppur meno potente e con modulazioni più misurate.
Il disco è composto di 6 lunghi pezzi di grande respiro e caratterizzato da arrangiamenti che si dividono equamente fra sapori antichi e atmosfere più moderne, in cui i sapienti interventi chitarristici sono fondamentali nell'economia generale. A tratti riaffiorano ricordi anche degli Atomic Rooster (Down), ma restano predominanti le atmosfere cupo-gotico dei migliori Van Der Graaf reinterpretati con piglio e arrangiamenti molto più compatti. In questo senso non si può negare che gli Areknames siano l'espressione genuina ed onesta di 4 bravissimi musicisti che guardano al passato ma restano con la testa ai giorni nostri. Ed un altro capolavoro si trova in fondo al disco, quel Grain of sand lost in the sea che negli ultimi minuti raggiunge il fondo e fa quasi venire i brividi.
(originalmente pubblicato il 21/05/08)
Hai proprio ragione, nessun amante dei VDGG può ascoltare questi ragazzi senza pensare che è accaduto un piccolo atteso miracolo. Davvero un disco degnissimo.
RispondiEliminaTi faccio i miei complimenti qui, ma riguardano tutto il tuo blog. Sottrarrà dell'ottimo tempo al molto sprecato davanti allo schermo.
Purtroppo il loro secondo disco mi ha deluso molto, peccato! Ma questo resta davvero degno dei paragoni scomodi che genera.
RispondiEliminaGrazie Simone, considerazioni come la tua mi aiutano a ripristinare tutto il vecchio blog con divertimento. Poi se lo schermo che intendi è quello della televisione, beh, a mio parere fai solo bene :-)
Pensa che io l'ascolto del secondo non l'ho neanche mai concluso.
RispondiEliminaLo schermo è quello del pc, compagnia forzata per troppe ore al giorno come per tutti noi lavoratori informatico-dipendenti.
Ma la musica ci salva anche da questo!