La cosa curiosa è che la Hydrahead l'ha appena ristampato con una mini-cofana che comprende rarità, live ed addirittura un dvd! Ed io l'ho scoperto adesso che me lo sono rispolverato, questo masterpiece di hardcore-noise evoluto.
Il pedigree del quartetto, d'altra parte, era di prestigio sia prima che dopo: Kay e Hughes provenivano dai furiosi emo-corers Angel Hair, quest'ultimo insieme a Rothbard e Clifford andrà a formare i Pleasure Forever, e oggi quest'ultimo milita nei grandissimi Red Sparowes.
La peculiarità dei VSS stava in una intuizione geniale coniata dai Girls Against Boys qualche anno prima: usare le tastiere come una chitarra distorta per creare bordoni minimali di suono sporco. Ma mentre i newyorkesi le usavano come complemento, i VSS ci puntavano in maniera massimale. Nervous circuits è una raccolta di una tensione incredibile, una musica che incute timore e non lascia spazio a squarci melodici. Pezzi come In miniature o Lunar Weight esplicano perfettamente l'essere avanti dei VSS; un organetto dal suono apparentemente innocuo viene trasformato in un arma affilatissima che sfregia una ritmica dispari, scandita dal grido raggelante di Kay. La marcia funebre di Effigy rievoca addirittura fantasmi dark-wave; ancora i Cure al centro dell'attenzione, questa volta con le bordate di synth che ricordano Seventeen Seconds. La dolenza epica di Conscious, con le frasi in minore della chitarra, anticipa certe atmosfere dei sopracitati Red Sparowes. E nel finale, la title track è un vero e proprio circuito elettrico a nervi scoperti.
Tutto è dominato in lungo e in largo dal suono dei tasti d'avorio. Un gruppo troppo avanti o troppo fuori per avere un minimo di riscontro; sarebbero stati più apprezzati nei primi anni '80, giacchè le parvenze di cold-wave sono facilmente riscontrabili. Non nego che l'ascolto sia difficile, soprattutto se paragonato alle fascinose e fresche romanze dei Pleasure Forever o alle meravigliore sinfonie ambientali dei Red Sparowes; ma lo spessore artistico è innegabile.
Il pedigree del quartetto, d'altra parte, era di prestigio sia prima che dopo: Kay e Hughes provenivano dai furiosi emo-corers Angel Hair, quest'ultimo insieme a Rothbard e Clifford andrà a formare i Pleasure Forever, e oggi quest'ultimo milita nei grandissimi Red Sparowes.
La peculiarità dei VSS stava in una intuizione geniale coniata dai Girls Against Boys qualche anno prima: usare le tastiere come una chitarra distorta per creare bordoni minimali di suono sporco. Ma mentre i newyorkesi le usavano come complemento, i VSS ci puntavano in maniera massimale. Nervous circuits è una raccolta di una tensione incredibile, una musica che incute timore e non lascia spazio a squarci melodici. Pezzi come In miniature o Lunar Weight esplicano perfettamente l'essere avanti dei VSS; un organetto dal suono apparentemente innocuo viene trasformato in un arma affilatissima che sfregia una ritmica dispari, scandita dal grido raggelante di Kay. La marcia funebre di Effigy rievoca addirittura fantasmi dark-wave; ancora i Cure al centro dell'attenzione, questa volta con le bordate di synth che ricordano Seventeen Seconds. La dolenza epica di Conscious, con le frasi in minore della chitarra, anticipa certe atmosfere dei sopracitati Red Sparowes. E nel finale, la title track è un vero e proprio circuito elettrico a nervi scoperti.
Tutto è dominato in lungo e in largo dal suono dei tasti d'avorio. Un gruppo troppo avanti o troppo fuori per avere un minimo di riscontro; sarebbero stati più apprezzati nei primi anni '80, giacchè le parvenze di cold-wave sono facilmente riscontrabili. Non nego che l'ascolto sia difficile, soprattutto se paragonato alle fascinose e fresche romanze dei Pleasure Forever o alle meravigliore sinfonie ambientali dei Red Sparowes; ma lo spessore artistico è innegabile.
(originalmente pubblicato il 27/06/08)
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