Scavengers li vedeva alla seconda tappa, probabilmente la più slow-core dell'intero lotto. A fare da corollario agli strumenti classici ci sono ancora le frequenze disturbate-noisy di Magruder e Donovan, ma è in questa sede che Valle inizia a prendere leggermente confidenza con la forma canzone, a far guidare i pezzi dai suoi accordi pigri e leziosi, a cantare con appena un po' di convinzione in più. Gli splendori del disco in questo senso sono Tijerina, tenue malinconia che esce dal bozzolo con calma, e Slum creeper, la cui intro minacciosa va a cozzare su rifrazioni elettroniche rimbombanti. I break di The swarm sono mutazioni personalissime del post-punk più atmosferico, con uno stomp finale degno dei mostri sacri della categoria. Il lato più disperato del loro pessimismo si trova nelle angoscianti Love of Ivah e Traffic Sound. Non mancano pezzi più solari e lineari, (Fear of fireflies, Hover over nowhere, Dear Mary) nè incursioni nell'elettronica astratta che tanto dominavano il debutto (Mayzelle), o come la finale Subterrain, pregevole mix di tutto quanto sopra-descritto, che sfocia in un post-rock ambientale da palude tropicale.
(originalmente pubblicato il 31/08/08)
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