mercoledì 28 aprile 2010

Godheadsilo - Skyward in triumph (1996)

La cosa curiosa è che all'inizio erano un power-trio più o meno regolare, ma dopo il primo concerto il chitarrista li lasciò e cosa fecero Kunka e Haugh? Anzichè cercare un sostituto decisero di restare in due, basso e batteria. Consideriamo che a metà anni '90 le formazioni a due erano abbastanza inusuali, ma questi due ragazzi hanno formato una sezione ritmica spaventosamente potente e rumorosa, in grado di viaggiare tranquillamente da sola. Sit fu il loro secondo album; dopo le violenze efferate del debutto su Kill Rock Stars, la Sub Pop si accorse di loro e se ne assicurò le prestazioni. In effetti il duo era in una concreta fase di evoluzione, considerato che non è prettamente facile trovare nuove soluzioni con un'impianto così ridotto. La voce di Kunka era sempre filtrata e ruggente, il suo basso fuzzato sporco e ringhiante, la batteria di Haugh efficace e veloce. Dopo un intro cosmica, Echo Challenge, ecco il primo attacco frontale, Booby trap, pubblicata anche come cd singolo; un intreccio di accordi squadrati e l'ombra del grunge è dietro l'angolo, potenzialmente un piccolo hit sotterraneo.
La loro musica ha un urgenza ed una fretta bruciante che sembra derivare da un approccio tipicamente emo-hardcore, come in Chukanut Overdrive e Just friends. Il deformato giro sabbathiano di Buttress of solitude rende loro onore per una strana mistura noise-doom velocizzata, le spigolosità caotiche di French Loan vengono sfumate in una nebbia spaziale con sinistri echi vocali. Kunka rinuncia al fuzz nella finale title-track, che sembra quasi uno scherzo, uno pseudo funk deturpato dal wah-wah sui toni alti.
Il cuore vero del disco sta nel mezzo, nella suite di 15 minuti di Guardians of the threshold, psicotica suite dall'andamento incerto ma imponente: un inizio classicamente GHS, con la tipica cavalcata indemoniata e con le urla feroci. Al quarto minuto Kunka inizia un lunghissimo solo di UNA nota sola (forse la più alta del suo basso), con rullate distanti sul sottofondo; l'effetto ipnosi è garantito. Al decimo minuto ripartono con la scala discendente fino al termine del pezzo, un vero inno allo sfinimento emotivo e strumentale.
Molto sottovalutati in vita; da recuperare per il noise intero.

(originalmente pubblicato il 05/07/08)

2 commenti:

  1. Ce l'ho!
    Comprato ai tempi in stock con Ozma dei Melvins, Freedom Bondage degli Zeni Geva e Venereology di Merzbow.
    (Ma che ascoltavo da ragazzino? Ecco perchè ora sono così...)

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  2. Io questo invece ce l'avevo sdoppiato in cassetta, quando facevo gli scambi per posta, che tempi carbonari! Stessa cosa per i titoli di Melvins e ZeniGeva che citi.

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