Ero ancora gasato da In place of real insight 10 anni fa quando sentii su Planet Rock la title-track del debutto di Geoff Farina, Usonian Dream Sequence. Mi parve subito una splendida song imperniata sul dualismo acustica-elettrica, molto atmosferica e cantata delicatamente dal frontman dei Karate.
Dopo 10 anni fa sono riuscito ad ascoltare il disco per intero, per scoprire amaramente che la song sopra descritta era un'oasi nel deserto. Ci sono 13 pezzi interamente eseguiti da Farina in solitario, interamente acustici con qualche spruzzata di elettrica in quà e in là, a volte puramente folky, a tratti bluesy, a tratti quasi jazzy, quasi Pat Metheny nelle intenzioni.
Peccato che alla lunga il flusso risenta di una certa monocromaticità (ovvero arrivare alla fine è veramente difficile, per non dire che rompe i .......). Quindi resta la certezza che Farina è stato un ottimo frontman, ma soltanto quando era accompagnato da una signora sezione ritmica quale quella del gruppo madre. Sembra che il suo cantautorato non sia realmente uno sfogo, un bisogno urgente di esprimersi come nell'olimpo dei grandi. La sensazione è quasi estetizzante nonostante la povertà dell'impianto. Oppure forse Farina era troppo tecnico per sfornare qualcosa che avesse un po' di magia dentro.
Resta comunque la title-track, un pezzo veramente splendido.
Dopo 10 anni fa sono riuscito ad ascoltare il disco per intero, per scoprire amaramente che la song sopra descritta era un'oasi nel deserto. Ci sono 13 pezzi interamente eseguiti da Farina in solitario, interamente acustici con qualche spruzzata di elettrica in quà e in là, a volte puramente folky, a tratti bluesy, a tratti quasi jazzy, quasi Pat Metheny nelle intenzioni.
Peccato che alla lunga il flusso risenta di una certa monocromaticità (ovvero arrivare alla fine è veramente difficile, per non dire che rompe i .......). Quindi resta la certezza che Farina è stato un ottimo frontman, ma soltanto quando era accompagnato da una signora sezione ritmica quale quella del gruppo madre. Sembra che il suo cantautorato non sia realmente uno sfogo, un bisogno urgente di esprimersi come nell'olimpo dei grandi. La sensazione è quasi estetizzante nonostante la povertà dell'impianto. Oppure forse Farina era troppo tecnico per sfornare qualcosa che avesse un po' di magia dentro.
Resta comunque la title-track, un pezzo veramente splendido.
(originalmente pubblicato il 16/07/08)
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