Un altro di quei gruppi veramente sfigati a venir fuori dall'underground americano negli anni '90. Nel 1997, mentre registravano un disco e trattavano con le major per un ingaggio, il cantante / moogoista (si può dire?) Tim Taylor si schiantò contro un palo della luce ponendo fine ai sogni dei Brainiac. Il loro primo album Smack bunny baby forse non è molto rappresentativo della loro produzione; la chitarrista abbandonerà il progetto subito dopo l'uscita e i dischi successivi vedranno un aumento massiccio della componente distorta / elettronica del sound. Ma rimane comunque un lavoro davvero coinvolgente, contrassegnato da un grunge psicotico e deragliante.
I Fuzzbot è un apertura entusiasmante in questo senso; chitarre lancinanti-rumorose alla Polvo / Sonic Youth, inciso accattivante alla Nirvana, moog giocattolo alla Pere Ubu. Ride è un altro colpo ben assestato, ovvero come prendere le influenze wave e barbarizzarle con le ritmiche rovinose del grunge e del noise anni '80. Il canto insistente e urlato di Taylor, per ora ancora naturale e non filtrato, aveva l'appeal giusto per attirare le masse grunge di quegli anni.
Notevole anche Cultural Zero, che li avvicina alle ritmiche destrutturate dei Polvo ma con l'aggiunta di una dose di demenzialità non indifferente. Hurting me sembra quasi mutuato da Nevermind, ma credo che i Brainiac in fondo stessero ancora cercando una loro identità autonoma. E la schizofrenia latente mista ad ironia demenziale di questo SBB li poneva già oltre i meri cloni di Cobain & co. e già col successivo Bonsai superstar si sarebbero avvicinati di più ai Devo e ai Pere Ubu.
(originalmente pubblicato il 08/06/08)
I Fuzzbot è un apertura entusiasmante in questo senso; chitarre lancinanti-rumorose alla Polvo / Sonic Youth, inciso accattivante alla Nirvana, moog giocattolo alla Pere Ubu. Ride è un altro colpo ben assestato, ovvero come prendere le influenze wave e barbarizzarle con le ritmiche rovinose del grunge e del noise anni '80. Il canto insistente e urlato di Taylor, per ora ancora naturale e non filtrato, aveva l'appeal giusto per attirare le masse grunge di quegli anni.
Notevole anche Cultural Zero, che li avvicina alle ritmiche destrutturate dei Polvo ma con l'aggiunta di una dose di demenzialità non indifferente. Hurting me sembra quasi mutuato da Nevermind, ma credo che i Brainiac in fondo stessero ancora cercando una loro identità autonoma. E la schizofrenia latente mista ad ironia demenziale di questo SBB li poneva già oltre i meri cloni di Cobain & co. e già col successivo Bonsai superstar si sarebbero avvicinati di più ai Devo e ai Pere Ubu.
(originalmente pubblicato il 08/06/08)
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