L'attacco di 21st century schizoid man è un pugno allo stomaco, con un Fripp distortissimo e proto-metal. Così si apre questo live, uno dei tanti misteri dell'industria discografica; ma perchè mai celebrare come primo live del Re Cremisi questa raccolta registrata in modo scandaloso (quasi inesistenti le frequenze basse, viene persino il sospetto che non sia soundboard source) quando poi un quarto di secolo dopo sono stati tirati fuori dagli archivi gli stupefacenti nastri andati a confluire su Epitaph?
Domande inutili a parte, resta questo pezzo di vinile; una volta fatto l'orecchio, si coglie la grandezza di una delle tante line-ups estemporanee del tiranno Fripp, nel dettaglio Wallace + Burrell + Collins. Tutti e tre di lì a poco saranno cordialmente liberati dall'impegno ma diventeranno session man richiestissimi e apprezzati. Manco a dirlo, un quartetto di virtuosi alle prese con 5 pezzi molto più vicini al mondo delle jam jazz che a quello del prog. Persino il già citato inno subisce un trattamento atomico con variazioni sul tema, un Collins clamoroso da capogiri e un devastante Wallace, in grado di far dimenticare la versione originale.
Le tracks successive si muovono su territori più rilassati: Peoria inizia come show personale di Collins, poi Burrell improvvisa col canto come un nero, siamo dalle parti di un funk jazz del tutto atipico. La riproposizione di The Sailor's Tale vede Collins al mellotron e Fripp alla svisatura mistica. Sembra una folla oceanica quella che li accoglie prima di Earthbound, altra digressione funkeggiante con un Fripp in delirio. Come finale il mattone di Groon, un quarto d'ora di free form bella e buona che culmina in un'assolo di Wallace sovrastato dagli effetti infernali del capo.
Seppur episodio anomalo, Earthbound resta sempre un capitolo degli anni migliori dei King Crimson. E mi lascia con un pensiero gentile per Wallace e Burrell, morti prematuramente di malattia negli ultimi due anni.
Domande inutili a parte, resta questo pezzo di vinile; una volta fatto l'orecchio, si coglie la grandezza di una delle tante line-ups estemporanee del tiranno Fripp, nel dettaglio Wallace + Burrell + Collins. Tutti e tre di lì a poco saranno cordialmente liberati dall'impegno ma diventeranno session man richiestissimi e apprezzati. Manco a dirlo, un quartetto di virtuosi alle prese con 5 pezzi molto più vicini al mondo delle jam jazz che a quello del prog. Persino il già citato inno subisce un trattamento atomico con variazioni sul tema, un Collins clamoroso da capogiri e un devastante Wallace, in grado di far dimenticare la versione originale.
Le tracks successive si muovono su territori più rilassati: Peoria inizia come show personale di Collins, poi Burrell improvvisa col canto come un nero, siamo dalle parti di un funk jazz del tutto atipico. La riproposizione di The Sailor's Tale vede Collins al mellotron e Fripp alla svisatura mistica. Sembra una folla oceanica quella che li accoglie prima di Earthbound, altra digressione funkeggiante con un Fripp in delirio. Come finale il mattone di Groon, un quarto d'ora di free form bella e buona che culmina in un'assolo di Wallace sovrastato dagli effetti infernali del capo.
Seppur episodio anomalo, Earthbound resta sempre un capitolo degli anni migliori dei King Crimson. E mi lascia con un pensiero gentile per Wallace e Burrell, morti prematuramente di malattia negli ultimi due anni.
(originalmente pubblicato il 25/08/08)
Nessun commento:
Posta un commento