Nati praticamente come side-project di John Reis dei Rocket from the crypt, i DLJ pubblicarono soltanto due dischi ma furono una delle sensazioni più clamorose dell'hardcore di metà anni '90. Dotati di un potente suono chitarroso (Freiberg e Reis), con Yank Crime chiusero alla grande la loro breve storia di band post-emo, a tratti persino più elaborato dei capiscuola Fugazi.
Difatti un pezzo come Do you compute è un esempio brillantissimo; girandole ipnotiche di chitarre, la voce di Freiberg che risuona cruda e squillante, quasi un incrocio fra McKaye e Picciotto, ripartenze devastanti dopo stasi riflessive. Pezzi sparati alla velocità della luce marchiano a fuoco il lato più violento, Golden brown e New Math sono manuali perfetti di emo-core allucinato. Le chitarre sparano muri di suono rocciosissimi e in certi punti sibilano quasi come dei synth. Ma sono le sperimentazioni delle tracks più lunghe a farla da padrone, quasi ad anticipare certe sonorità deviate degli ultimi Fugazi a venire. Luau (9 minuti), Super Unison (7), Sinews (9), sono escursioni rallentate, distorsioni mentali drammatiche e grintose, in cui la fisicità non cede mai il passo completamente. Ciliegina sulla torta è la differente New intro, un breve escursus strumentale, aperta e purissima citazione slintiana.
Questo era il sound che avrebbe dovuto fare la Rollins Band invece di ammosciarsi col funk.
Difatti un pezzo come Do you compute è un esempio brillantissimo; girandole ipnotiche di chitarre, la voce di Freiberg che risuona cruda e squillante, quasi un incrocio fra McKaye e Picciotto, ripartenze devastanti dopo stasi riflessive. Pezzi sparati alla velocità della luce marchiano a fuoco il lato più violento, Golden brown e New Math sono manuali perfetti di emo-core allucinato. Le chitarre sparano muri di suono rocciosissimi e in certi punti sibilano quasi come dei synth. Ma sono le sperimentazioni delle tracks più lunghe a farla da padrone, quasi ad anticipare certe sonorità deviate degli ultimi Fugazi a venire. Luau (9 minuti), Super Unison (7), Sinews (9), sono escursioni rallentate, distorsioni mentali drammatiche e grintose, in cui la fisicità non cede mai il passo completamente. Ciliegina sulla torta è la differente New intro, un breve escursus strumentale, aperta e purissima citazione slintiana.
Questo era il sound che avrebbe dovuto fare la Rollins Band invece di ammosciarsi col funk.
(originalmente pubblicato il 05/08/08)
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