mercoledì 28 aprile 2010

Motorpsycho - Let them eat cake (1999)

Il disco della rottura del trio norvegese, e non solo per loro dal punto di vista artistico. Mentre lo ascoltavo dal mio amico Pig, scossavo la testa e pensavo, essendo loro fan dai tempi di Demon Box: "no, questa non è la loro musica, loro devono essere heavy o dannatamente sballati". E così, ingrato, smisi di comprare i loro cd. Dopo quasi 10 anni l'ho risentito e sono rimasto colpito, allora non accettai la svolta per presa di posizione, la stessa cosa mi accadde ad esempio coi Karate. Quindi mi sembra doverosa una rivalutazione. Potrei definirlo il disco canterburyano dei Motorpsycho, tanto è ricco di arrangiamenti fiatistici, tanto è deliziosamente melodico, aperto a strutture pop lineari e ariose.
Quando ascolto la seconda traccia, Upstairs downstairs, mi viene da pensare al lungomare di Diano Marina. Fiati bucolici, chitarre acustiche, violini ed una leggerezza indicibile. Su questo stile vincente ci sono anche 30-30 e la magnifica Whip that ghost, in cui il classico motore Saether-Gebhardt pedala veloce ma senza pestare, mentre Snah indovina una delle parti chitarristica più belle, forse la più bella che abbia mai confezionato. Siamo quasi dalle parti di un jazz-rock rude, che dato in mano a 3 nordici abituati a heavy metal e psichedelia diventa così un gran bell'esperimento. Il resto del disco si agita fra filastrocche squisitamente pop, qualche ballad tipica e soul screziato di vaudeville.
Un anomalia vincente nella loro discografia.

(originalmente pubblicato il 06/08/08)

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