Quando ascolto la seconda traccia, Upstairs downstairs, mi viene da pensare al lungomare di Diano Marina. Fiati bucolici, chitarre acustiche, violini ed una leggerezza indicibile. Su questo stile vincente ci sono anche 30-30 e la magnifica Whip that ghost, in cui il classico motore Saether-Gebhardt pedala veloce ma senza pestare, mentre Snah indovina una delle parti chitarristica più belle, forse la più bella che abbia mai confezionato. Siamo quasi dalle parti di un jazz-rock rude, che dato in mano a 3 nordici abituati a heavy metal e psichedelia diventa così un gran bell'esperimento. Il resto del disco si agita fra filastrocche squisitamente pop, qualche ballad tipica e soul screziato di vaudeville.
Un anomalia vincente nella loro discografia.
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