Verdura pesante atto secondo, Frisbie, un calderone ribollente di progressive-punk. Miscela alquanto ardita ma attuabile grazie ad un quartetto di virtuosi guidati da Rob Crow, protagonista futuro di tanti altri gruppi del sottobosco USA per terminare poi nel super-duo dei Pinback con Zack Smith dei Three Mile Pilot.
La proposta degli HV, come detto, tangeva coordinate parecchio lontane fra di loro; le origini di Crow, Nelson, Turner e della seconda cantante Tenuta (delegata ai cori di contrappunto) erano molto probabilmente nell'hardcore punk, e non a caso Frisbie è condensato in 28 (!) pezzi che raramente superano i due minuti. Ma la furia di certe esecuzioni viene stemperata in partiture complesse e in controtempi imprevedibili, da qui il richiamo al prog, quando non addirittura al jazz-rock più infuocato. In due parole, un incrocio impazzito fra gli Yes, i Drive Like Jehu e gli Squirrel Bait.
Le armonie sono stranianti, anche se i momenti spiccatamente melodici non mancano. Alcuni dei momenti più riflessivi e rallentate ricordano certe cose degli Slint. Le idee sono talmente tante (basta moltiplicare il numero dei pezzi per almeno 5 sequenze diverse di media) che intere band avrebbero potuto costruirci una carriera.
Problemi di dispersione eccessiva? Penso che Crow abbia fatto diverse decine di dischi negli ultimi 15 anni, dimostrando tutta la sua incontinenza da artista di nicchia che non sa stare proprio fermo. Fatto sta che oggi ho ascoltato Frisbie per 3 volte dall'inizio alla fine, e ricordarsi un pezzo separato è pressochè impossibile (a parte forse Jackie Chan is a punk rocker); l'ascolto è molto gradevole anche se impegnativo, proprio come osservare un disco che volteggia in aria da una parte all'altra fra 4 persone.
Un frisbie, appunto.
La proposta degli HV, come detto, tangeva coordinate parecchio lontane fra di loro; le origini di Crow, Nelson, Turner e della seconda cantante Tenuta (delegata ai cori di contrappunto) erano molto probabilmente nell'hardcore punk, e non a caso Frisbie è condensato in 28 (!) pezzi che raramente superano i due minuti. Ma la furia di certe esecuzioni viene stemperata in partiture complesse e in controtempi imprevedibili, da qui il richiamo al prog, quando non addirittura al jazz-rock più infuocato. In due parole, un incrocio impazzito fra gli Yes, i Drive Like Jehu e gli Squirrel Bait.
Le armonie sono stranianti, anche se i momenti spiccatamente melodici non mancano. Alcuni dei momenti più riflessivi e rallentate ricordano certe cose degli Slint. Le idee sono talmente tante (basta moltiplicare il numero dei pezzi per almeno 5 sequenze diverse di media) che intere band avrebbero potuto costruirci una carriera.
Problemi di dispersione eccessiva? Penso che Crow abbia fatto diverse decine di dischi negli ultimi 15 anni, dimostrando tutta la sua incontinenza da artista di nicchia che non sa stare proprio fermo. Fatto sta che oggi ho ascoltato Frisbie per 3 volte dall'inizio alla fine, e ricordarsi un pezzo separato è pressochè impossibile (a parte forse Jackie Chan is a punk rocker); l'ascolto è molto gradevole anche se impegnativo, proprio come osservare un disco che volteggia in aria da una parte all'altra fra 4 persone.
Un frisbie, appunto.
(originalmente pubblicato il 19/06/08)
Nessun commento:
Posta un commento