mercoledì 28 aprile 2010

Magnetic Fields - The charm on the highway strip (1994)

Innanzitutto il nome, bellissimo per un gruppo, I Campi Magnetici. Per anni ho letto le recensioni di Scaruffi che ne decantava le gesta melodiche, un artigiano pop dal genio compositivo e arrangiatore, perchè non si tratta di un gruppo ma di un cantautore americano che fa tutto da solo, Stephin Merritt.
Poi alla fine soltanto un paio d'anni fa sono riuscito a sentirlo, partendo da quello che si dipingeva il suo prodotto migliore. La prima impressione è che Merritt è senz'altro molto originale nella produzione artistica; il suo è un continuo saltare fra anni '60 e anni '80, saltando a piè pari i '70.
Gli schemi compositivi e l'uso di strumenti desueti dai canoni pop-rock come il dulcimer, l'ukulele ed altri rimandano inevitabilmente al pop più sofisticato di 40 anni fa, mentre i synth e i battiti elettronici risalgono al tanto vituperato decennio del benessere.
Ma non è che mi abbia entusiasmato più di tanto.... In questo disco trovo soltanto due pezzi che mi piacciono relativamente, Long Vermont Road e Crowd of drifters. Forse Merritt è rimasto di nicchia estrema perchè non si è trovato al posto giusto nel momento giusto. I suoi primi dischi uscivano per la Merge, una delle migliori indipendenti statunitensi, ma che l'abbia trovato il target giusto?.
Io trovo la musica di Merritt eccessivamente stucchevole sebbene il piglio melodico sia decisamente quello giusto, e penso che con una buona promozione dietro avrebbe anche potuto ricevere una migliore esposizione di pubblico.

(originalmente pubblicato il 24/07/08)

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