Un disco che mi riporta con la mente a 10 anni fa, ad atmosfere tardo-primaverili, a sfondi paesaggistici limpidi e sterminati rimirati dalla macchina parcheggiata in aperta campagna. Oltre ad essere di gran lunga il miglior prodotto degli AAS, From our living rooms è soprattutto un disco di ambienti onirici e delicatamente sussurrati. Il quartetto texano non cercava di inventare nulla ma riusciva perfettamente a pennellare 8 pezzi di narcolessia ammaliante. Il tratto immediatamente distintivo del disco è il farfisa suonato dalla seconda cantante Roschmann, che successivamente abbandonerà il progetto. Le sue note allungate e minimali sagomano i pezzi nel modo essenziale che più di così non si può, regalando una patina squisitamente vintage all'impianto, registrato lo-fi ma non troppo. Il protagonista però era Andrew Kenny, chitarrista e responsabile del song-writing, con la sua voce androgina e timidissima. La sezione ritmica swingava asciutta e flessibile. Il risultato finale risultava essere molto migliore di quanto non abbiano fatto coloro che sono stati attribuiti come influenza principale, cioè i Galaxie 500.
Magnificent seventies è per l'appunto una magnifica intro al tutto, una sintesi epico malinconica dallo svolgimento essenziale ed ispirato. Use the hope diamond usa accordi di basso per ispessire il grassetto di farfisa, Blue chaise è un noir-jazz fatalista che sfocia in una nenia alla Velvet Underground. Where have all the good boys gone e White house vivacizzano i ritmi e i colori. Un altra struggente melodia da brividi si trova in Two way diamond I, nuda e cruda dichiarazione di accordi sospesi nel vuoto.
A chiudere un altra perla evocativa, Don't wake me, sembra svelare le reali intenzioni di Kenny: lasciatemi vivere questo sogno e non svegliatemi, è tutto bellissimo.
Magnificent seventies è per l'appunto una magnifica intro al tutto, una sintesi epico malinconica dallo svolgimento essenziale ed ispirato. Use the hope diamond usa accordi di basso per ispessire il grassetto di farfisa, Blue chaise è un noir-jazz fatalista che sfocia in una nenia alla Velvet Underground. Where have all the good boys gone e White house vivacizzano i ritmi e i colori. Un altra struggente melodia da brividi si trova in Two way diamond I, nuda e cruda dichiarazione di accordi sospesi nel vuoto.
A chiudere un altra perla evocativa, Don't wake me, sembra svelare le reali intenzioni di Kenny: lasciatemi vivere questo sogno e non svegliatemi, è tutto bellissimo.
(Originalmente pubblicato il 01/07/2008)
bellissimi i primi album
RispondiEliminaPer i miei gusti è il loro piu bello. Grande album.
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