martedì 27 aprile 2010

Wire - 154 (1979)

Un disco così avanti da portare al logorio dei rapporti all'interno del quartetto, con conseguente diaspora. 154 completò la storica trilogia del Mark I dei Wire, un lavoro in cui i credits di chi scriveva i pezzi erano completamente diversificati. La rimasterizzazione del 1994 portava in dote bonus tracks fino a raggiungere un totale di 18 pezzi, per un pezzo di storia della new-wave.
I Wire sono stati uno di quei gruppi che hanno capitalizzato al massimo la scarsa tecnica strumentale con una creatività ed un originalità inimmaginabile. Ricordo il motivo che mi spinse a comprare questo cd, fu una affermazione di Robert Smith in una intervista che recitava più o meno così: nel 1979 facemmo un tour di spalla ai Wire e pensai, che gruppo, con un intensità ed una luce tutta propria, facevamo brutta figura in confronto a loro, nella nostra pochezza.
Le barbarizzazioni art-punk erano finite; esclusa la brutale 2 people in a room, 154 è un vortice cupo e profondissimo in cui Mike Thorpe produceva con glacialità e con un consistente innesto di tastiere. I should have known better e Single Ko sono creazioni di Lewis, perfetto cesellatore di armonie angoscianti che raggiungono il loro climax nell'orgia tribale di feedback A touching display. Per quanto riguarda Newman, a suo favore una delle pop-songs più perfette di sempre, The 15th, una di quelle cose da brevettare e salvare per un mondo prossimo venturo. Ma anche le frizzanti On returning e Once is enough, esenti dagli eccessi di Lewis ma comunque fortissime di quelle melodie oblique e di quelle decostruzioni così semplici e minimali.
Gilbert non sta comunque a guardare e sfodera la magistrale Blessed State, narcotica e placida, anticipa le future tendenze elettroniche con 40 versions e Small electric piece, disturbate da deviazioni minacciose.
Le compartecipazioni non rendevano di meno, anzi: la già citata 2 people in a room, un treno impazzito che sembra deragliare da un momento all'altro salvo sfumare sul più bello. La messa nera di The other window fa sprofondare in un incubo perverso. A mutual friend riprende la magica atmosfera di Marooned (sul disco precedente) e quella stasi ipnotica irresistibile.
E le bonus tracks? Sebbene nella seconda ristampa gli stessi Wire le abbiano ripudiate in quanto altererebbero lo spirito originario della concezione di 154, sono altrettanto imprescindibili, se non altro perchè aggiungono carne saporita al fuoco; il funk disturbato da frasi demenziali di moog di Song 1, il collage sballato di Get down, il cunicolo allucinato di Let's panic later, e ancora pop squadrato e cosmico in Go Ahead.
Immensi.

(originalmente pubblicato il 30/06/08)

5 commenti:

  1. album memorabile.
    ammiro la tua tenacia nella ripubblicazione...180 post in una settimana!!
    forza!

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  2. Grazie Titus, per oggi credo basta (mi fa male il braccio a fare tutti sti copia ed incolla) :-)

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  3. L'album Wave più affascinate , imperdibile .

    Voglio anche io complimentarmi per la magna Opera che hai riproposto .

    Grazie di cuore

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  4. capolavoro assoluto.uno degli album della wave che amo di più..e quindi uno degli alubm che amo di più in assoluto..ah,barzin dove vai a vederlo?

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