Un esperimento fallito oppure un progetto one-shot, in piena epoca progressive. Crystals poteva essere un tentativo di proporre nel bel paese un baldanzoso ed asciutto hard-rock, probabilmente di buona fruibilità per il mercato, eppure il disco non fu mai pubblicato e venne ripescato dagli scaffali della Cramps solo 20 anni dopo.
Curiosa la genesi: il chitarrista degli Area Tofani risulta essere l'unico compositore dei 9 pezzi ma nella formazione non compare. I 5 cristalli erano invece ex-membri di più o meno illustri formazioni prog allora sulla cresta dell'onda, in particolare Todaro (ex-Banco) e Piazza (ex-PFM), da poco tempo defenestrati da ciò che avevano fondato. Un tentativo di rivincita morale, allora? Uno schiaffo al prog con la proposta di qualcosa di diverso dal trend allora imperante?
L'iniziale Wrought Iron è uno strumentale effervescente dalle sincopate movenze hard-blues, ma col secondo Time out si rivela il modello più visibile: i Led Zeppelin. Un giro avvolgente alla Page prelude all'entrata in scena del cantante Degani, che acutizza limpidamente in uno stile plantiano fino al midollo. E pure con Feeling si ripete il confronto, questa volta con le atmosfere celtiche di LZ3. Il pezzo migliore alla fine è Sad story, dal crescendo epico in vago stile west-coast. Il resto si muove su direttive simili, senza troppa originalità ma con uno stile elegante e con una notevole padronanza degli strumenti da parte dei ragazzi.
Il ripescaggio ci stava, anche se è da dire che la Mellow negli anni '90 ha svuotato più o meno tutto (ricordo le pubblicità in cui c'era scritto in grande compriamo master di registrazioni '70) e fra l'altro anche l'Akarma ha fatto il bis con uno dei suoi splendidi digipack. La riflessione che nasce spontanea però è sempre quella: quando gli italiani hanno voluto provare a fare del rock lo hanno fatto sempre in ritardo e senza riuscire a smarcarsi dai modelli originali.
(originalmente pubblicato il 20/06/08)
Curiosa la genesi: il chitarrista degli Area Tofani risulta essere l'unico compositore dei 9 pezzi ma nella formazione non compare. I 5 cristalli erano invece ex-membri di più o meno illustri formazioni prog allora sulla cresta dell'onda, in particolare Todaro (ex-Banco) e Piazza (ex-PFM), da poco tempo defenestrati da ciò che avevano fondato. Un tentativo di rivincita morale, allora? Uno schiaffo al prog con la proposta di qualcosa di diverso dal trend allora imperante?
L'iniziale Wrought Iron è uno strumentale effervescente dalle sincopate movenze hard-blues, ma col secondo Time out si rivela il modello più visibile: i Led Zeppelin. Un giro avvolgente alla Page prelude all'entrata in scena del cantante Degani, che acutizza limpidamente in uno stile plantiano fino al midollo. E pure con Feeling si ripete il confronto, questa volta con le atmosfere celtiche di LZ3. Il pezzo migliore alla fine è Sad story, dal crescendo epico in vago stile west-coast. Il resto si muove su direttive simili, senza troppa originalità ma con uno stile elegante e con una notevole padronanza degli strumenti da parte dei ragazzi.
Il ripescaggio ci stava, anche se è da dire che la Mellow negli anni '90 ha svuotato più o meno tutto (ricordo le pubblicità in cui c'era scritto in grande compriamo master di registrazioni '70) e fra l'altro anche l'Akarma ha fatto il bis con uno dei suoi splendidi digipack. La riflessione che nasce spontanea però è sempre quella: quando gli italiani hanno voluto provare a fare del rock lo hanno fatto sempre in ritardo e senza riuscire a smarcarsi dai modelli originali.
(originalmente pubblicato il 20/06/08)
Nessun commento:
Posta un commento