Lo spirito più avventuroso e abrasivo dei King Crimson di Red riviveva una nuova e avventurosa dimensione con l'avvento dei Don Caballero a metà anni '90. Dopo il frenetico debutto di For Respect, l'ensemble di Che & Williams perveniva al capolavoro del math-rock tutto, un'ora secca di calderoni nevrotici e ineffabili. L'iper-tecnicismo assumeva parvenze masticabili anche dal pubblico dell'indie-rock con questi 8 pezzi micidiali; ribattezzatosi (con un filo di narcisismo) Octopus, Che faceva bella mostra del suo bagaglio alle pelli; novello Bruford, novello Cobham, i suoi tamburi e piatti dominavano dall'inizio alla fine. Ma un'apporto fondamentale all'impianto lo fornivano senz'altro Williams & Banfield, novelli Fripp, con le loro scale atonali, gli incroci impossibili, gli stridori metallici e le distorsioni psycho-noise.
Il sentore free-jazz di 2 viene incapsulato in una griglia d'acciaio in cui le strutture minacciose hanno sempre possibilità di librarsi in voli pindarici. L'organizzazione sembra molto rigida (e difatti Williams finirà per stancarsi di aderire a canovacci pre-stabiliti, finendo per sbragarsi con gli Storm & stress). Un pezzo come Please tokio, please THIS IS TOKIO è la summa di tutto il disco, con quella coda finale di deragliamenti, Che che imbraccia una sega a nastro per tagliare i piatti, la campana, la sinfonia di feedback che non finisce mai, al termine di un tour de force prog-core. Oppure le riprese acide di Cold Knees (in April), le ombre cinesi liquefatte di Repeat Defender, gli inserti vagamente slintiani di Rollerblade success story, l'inizio alla Mahavishnu Orchestra di Stupid Puma, tutto il disco vive una storia a sè in cui i 4 interagiscono in maniera esemplare, in cui lo strafare strumentale è sempre funzionale ai pezzi e mai per puro visagismo virtuosistico.
(originalmente pubblicato il 07/09/08)
Il sentore free-jazz di 2 viene incapsulato in una griglia d'acciaio in cui le strutture minacciose hanno sempre possibilità di librarsi in voli pindarici. L'organizzazione sembra molto rigida (e difatti Williams finirà per stancarsi di aderire a canovacci pre-stabiliti, finendo per sbragarsi con gli Storm & stress). Un pezzo come Please tokio, please THIS IS TOKIO è la summa di tutto il disco, con quella coda finale di deragliamenti, Che che imbraccia una sega a nastro per tagliare i piatti, la campana, la sinfonia di feedback che non finisce mai, al termine di un tour de force prog-core. Oppure le riprese acide di Cold Knees (in April), le ombre cinesi liquefatte di Repeat Defender, gli inserti vagamente slintiani di Rollerblade success story, l'inizio alla Mahavishnu Orchestra di Stupid Puma, tutto il disco vive una storia a sè in cui i 4 interagiscono in maniera esemplare, in cui lo strafare strumentale è sempre funzionale ai pezzi e mai per puro visagismo virtuosistico.
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