Nell'autunno del 1997 ero verso la fine del mio servizio militare a Milano quando usciva HPDB, un gran disco il cui ascolto, pur incarnando gli Afterhours un senso generale di milanesità assoluta, fece da colonna sonora alle mie ultime settimane di stanca naja in una città irrespirabile e caotica da cui desideravo fuggire al più presto.
Ascoltarlo ora per me significa ripensare a quei giorni ma anche riprendere un classico del rock eclettico cantato in italiano in cui la personalità immensa di Agnelli guadagna col passare del tempo. Anche se sarebbe ingeneroso affermare che dopo Germi e questo lavoro gli Afterhours non si sono più ripetuti a tali altezze, il meltin pot esaltante di questa ventina di pezzi rappresenta un vertice di maturità che unisce radici rock e melodia classica italiana in soluzione di continuità. La voce graffiante di Agnelli, le chitarre abrasive di Iriondo, il violino poco ortodosso di Ciffo, la qualità generale del songwriting, questi i tratti distintivi.
Un anthem come Male di miele fa ancora oggi rabbrividire e ballare tanta gente. Fra i pezzi più drammatici e struggenti risaltano Pelle, 1996, Rapace e Punto G, ballate sornione in cui le liriche stese da Agnelli rappresentavano nuovo disagio post-adolescenziale in cui tanti si saranno ritrovati. Le violente sfuriate di Dea e Lasciami leccare l'adrenalina erano fuochi d'artificio brucianti da lasciare senza fiato, per come erano inserite nella scaletta.
Ma l'aspetto forse più interessante del disco era composto dai pezzi più o meno sperimentali, per così dire, in cui immagino che la mano di Iriondo sia stata determinante, visti anche i suoi seguiti con gli A Short Apnea. Le ballate spettrali di Senza finestra e Simbiosi, infarcite di effetti, collage sonori e voci trovate, costituivano un momento alquanto straniante. Lo strumentale Terrorswing mixava lo-fi e post-blues con asciutta magniloquenza. Come Vorrei era un buffo vaudeville da camera, Questo pazzo mondo di tasse una ironica riflessione economica stesa su un tappeto lento e ruvido, da urlo. Inaudita Musicista contabile; gli splendidi arpeggi atonali contrappuntati dal violino vengono abbinati a cori squillanti, è mai stato concepibile un incrocio fra gli Slint ed il primo Edoardo Bennato?????? Con gli Afterhours tutto questo diventata realtà anche se incredibile. Il punk-pop di Sui giovani d'oggi ci scatarro su rappresentava più che altro un attacco sociale, mentre chiude in bellezza la pianistica Mi trovo nuovo, con le sue derive deraglianti.
Secondo me fra i 10 dischi italiani di sempre.
Ascoltarlo ora per me significa ripensare a quei giorni ma anche riprendere un classico del rock eclettico cantato in italiano in cui la personalità immensa di Agnelli guadagna col passare del tempo. Anche se sarebbe ingeneroso affermare che dopo Germi e questo lavoro gli Afterhours non si sono più ripetuti a tali altezze, il meltin pot esaltante di questa ventina di pezzi rappresenta un vertice di maturità che unisce radici rock e melodia classica italiana in soluzione di continuità. La voce graffiante di Agnelli, le chitarre abrasive di Iriondo, il violino poco ortodosso di Ciffo, la qualità generale del songwriting, questi i tratti distintivi.
Un anthem come Male di miele fa ancora oggi rabbrividire e ballare tanta gente. Fra i pezzi più drammatici e struggenti risaltano Pelle, 1996, Rapace e Punto G, ballate sornione in cui le liriche stese da Agnelli rappresentavano nuovo disagio post-adolescenziale in cui tanti si saranno ritrovati. Le violente sfuriate di Dea e Lasciami leccare l'adrenalina erano fuochi d'artificio brucianti da lasciare senza fiato, per come erano inserite nella scaletta.
Ma l'aspetto forse più interessante del disco era composto dai pezzi più o meno sperimentali, per così dire, in cui immagino che la mano di Iriondo sia stata determinante, visti anche i suoi seguiti con gli A Short Apnea. Le ballate spettrali di Senza finestra e Simbiosi, infarcite di effetti, collage sonori e voci trovate, costituivano un momento alquanto straniante. Lo strumentale Terrorswing mixava lo-fi e post-blues con asciutta magniloquenza. Come Vorrei era un buffo vaudeville da camera, Questo pazzo mondo di tasse una ironica riflessione economica stesa su un tappeto lento e ruvido, da urlo. Inaudita Musicista contabile; gli splendidi arpeggi atonali contrappuntati dal violino vengono abbinati a cori squillanti, è mai stato concepibile un incrocio fra gli Slint ed il primo Edoardo Bennato?????? Con gli Afterhours tutto questo diventata realtà anche se incredibile. Il punk-pop di Sui giovani d'oggi ci scatarro su rappresentava più che altro un attacco sociale, mentre chiude in bellezza la pianistica Mi trovo nuovo, con le sue derive deraglianti.
Secondo me fra i 10 dischi italiani di sempre.
(originalmente pubblicato il 17/06/08)
Nessun commento:
Posta un commento