C'era qualche semino indicatore di ciò che i due riccioloni Bixler e Rodrigues sarebbero diventati qualche anno più tardi con il mostro Mars Volta. Per allora gli At the drive in erano un buon gruppo di hardcore degnamente aggiornato agli anni '90, con l'appeal sufficiente per attirarsi masse di fans che poi arrivarono puntuali con il successivo e conclusivo disco. Sì perchè durarono pochi anni, i texani, e ricordo lo sconcerto di qualche giornalista evidentemente fan che appresa la notizia, ne diede un bollettino funereo al riguardo (credo fosse di Rumore).Comunque, a mio avviso nulla di memorabile. E' un disco molto gradevole con alti e bassi, potente ma non violento, che inizia con due inutili scimmiottature dei Rage Against the Machine (Alpha Centauri e Chanbara), poi cerca di stabilire un contatto un po' incerto fra l'indie rock e i Fugazi (Hulahoop wounds, Pickpocket). Ma che poi si riscatta con qualche perlina: l'ispiratissima Napoleon Solo sembra mutuata dai grandi Van Pelt appena disciolti, la scura A devil amongst the tailors che ricorda i Black Flag di mezzo, la Lopsided che ha movenze quasi pop. Il finale sfoggia due pezzi contrastanti con il resto. Hourglass altro non è che ballad appena appena più lineare dei Death Cab For Cutie, e la Transatlantic Foe che azzecca un gran giro alla Modest Mouse elevati all'ennesima potenza.
venerdì 4 giugno 2010
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