giovedì 3 giugno 2010

Red House Painters - s/t aka II aka Bridge (1993)

Non potevo non completare la trilogia stellare. Non mi sarei mai sentito a posto, e potrei quasi dire che dopo questo qua, il blog si può anche chiudere e mi sento realizzato....
Bridge fu il primo cd che comprai dei RHP, e l'amore scoppiò subito, incondizionato, senza vincoli, immortale e inattaccabile da qualsiasi cosa. E pensare che, detto papale papale, era un disco di scarti di Rollercoaster, ma il buon Ivo sapeva perfettamente quale razza di crimine umanitario avrebbe commesso se non avesse pubblicato queste 8 gemme preziosissime.
Per descrivere le canzoni di Kozelek ormai ho finito tutti gli aggettivi, tutte le parole o i luoghi comuni adatti al fine. Eppure ogni pezzo ha una sua identità ben distinta: la velenosa e viziosa ballad di Evil, la compostissima ed elementare Bubble, la radiosa cover di Simon I Am a Rock, la stasi ultraterrena di Helicopter, la grintosa ripresa elettrica che fa solo bene a New Jersey, la disperata cantilena di Uncle Joe, la rabbrividente suite Blindfold (talmente ad effetto che il finale fa ancora drizzare i peli delle gambe), i feedback della passionale rendition di Star Spangled Banner.
Il mondo era un posto un po' migliore, visto dall'ottica di Kozelek. C'era solo luce alla fine del tunnel, che poi sia stato lungo e difficoltoso, solo io so quanto ho amato e continuo ad amare le canzoni di quest'uomo fino al 1995.

(originalmente pubblicato il 11/06/09)

2 commenti:

  1. Sai che pensavo di essere l'unico in Italia ad aver comprato i loro dischi.
    Signore e signori ascoltate e sprofondate nell'abisso dell'anima.
    Grazie

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  2. Ma sai che secondo me saremo stati in 3-4 in tutto, ad auto-deliziarci in questo stivale così auto-lesionista? :-)

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