sabato 5 giugno 2010

Babes in Toyland - Fontanelle (1992)

Del movimento cosiddetto riot girls, tanto in voga ai tempi del grunge del quale sembrava essere la risposta femminile seppur molto più tendente al punk che altro, le BIT sono l'unico gruppo che vale la pena di ricordare, specialmente per questo disco. Piccola nota memoriale: ricordo come veniva pompato da certa stampa, quanto si diceva che facessero paura queste ragazze incazzate come delle iene. Ora retrospettivamente si può dire che fu un fenomeno abbastanza limitato e artisticamente inferiore alla media, ma il riascolto di Fontanelle merita senz'altro un orecchio di riguardo.
Erano un power trio dalla tecnica limitata ma con tante idee interessanti. La frontman e autrice Bjelland era una Cobain bionda dall'apparenza angelica, pare con un passato travagliato e pieno di sofferenze. La sua voce era l'elemento di punta: un ruggito furioso e possente, modulato alla perfezione, e peraltro anche molto bella in timbrica naturale. La co-fondatrice Barbero era una batterista primitiva e minimale, ossessiva sui tom e sui timpani più che sul resto.
Fontanelle è ricco di variazioni sul tema principale della sfuriata hardcore che qui trova gli highlights in Right now, Blood, Handsome & Gretel, e Mother, peraltro già irresistibili in essi stessi. Il disco cresce perchè ci sono: il bucolico strumentale di Quiet room, il baccano complesso di Jungle Train, il noise-blues di Pearl.Come mio solito tengo i pezzi migliori per chiudere il discorso: Gone è ballad elettrificata con spaccamento di bottiglie di vetro dai vocalizzi parossistici. Real eyes suona come se Siouxsie fosse nata a Seattle nel 1970, grezzo pre-wave di assoluto valore. E soprattutto Spun, spettrale blues dalle alternanze piano / forte con una grandissima Bjelland, che qui eguagliava le cose migliori della Lunch.
E non era proprio poco.

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