martedì 15 giugno 2010

Black Heart Procession - 4 EPs 1999-2006

Assemblaggio di 4 singoletti accessori alla discografia maggiore, fra sperimentazione e classicismi di un trademark che da un decennio buono annerisce il nostro cuore di altissimo lirismo, nell'attesa di assimilare il nuovo Six.
-1999 A 3 song recording EP - Non ricordo dove andai a pescare questo singoletto per la Up Records, ma penso che sia piuttosto raro. Uscito a cavallo fra II e III, raccoglieva 3 pezzi che comunque facevano parte del repertorio live (stiamo parlando del primo tour ultra-cult in terra italica, vedi il Live al Bar Mora), in particolare la baldanzosa Song for A..., che era una contraltare della mitica It's a crime I never told you, lo splendido strumentale Destroying the city of hearts, e il nero cabaret di A truth quietly told.
-1999 Fish the hole on frozen lakes - Una breve intro in stile balcanico prepara il campo per i 18 minuti di 1918-1936 - descent, probabilmente la piece più sperimentale messa in atto da Jenkins e Nathaniel. Minimalismo fatal-spettrale con il piano essenziale e i riverberi aguzzi della sega che si prolunga, assolo di tromba, batteria a ritmo tachicardico rischio heart-attack. Al nono minuto sembra andare tutto in dissolvenza, resta il battito cardiaco, riprende il tema in fase embrionale, sfuma di nuovo e diventa un saggio di musica concreta, come se la cittadina western fosse infestata dai fantasmi alimentati dal vento, al termine di una sanguinosa sparatoria.
-2003 Hearts and tanks - Un moog muggente da il là allo strumentale d'apertura, marziale Radio. Voci campionate prese da chissà dove introducono la cinematica The news, esotico spleen in movimento. Vaghe allucinazioni provocate dalla scurissima Weakness stridono completamente con la gag di fisarmonica e percussioni Following, riportandosi fra i binari del contemporaneo disco maggiore, Amore del tropico, forse il disco più solare della produzione.
-2006 Not just words - Solo un inedito e neanche degno di far perdere la testa (The Mask), ma quando gli altri due pezzi sono fra le gemme più luminose di un decennio, facile fare centro con un singolino di poche pretese. Mentre la Tangled che apriva The spell è un capolavoro del loro disperato crooning stentoreo, la title track è un killer melodico di ampio respiro che non ci si stanca mai-e-poi-mai di ascoltare, evidente dimostrazione del talento eclettico dei due titolari, in grado di far vivere stati d'animo opposti nello stesso pezzo con una linearità impressionante. In poche parole, Not just words è proprio uno di quei pezzi che ci si porta dietro tutta la vita con passione.

(originalmente pubblicato il 29/09/09)

2 commenti: