Ammetto che la prima reazione all'atteso (da me) seguito di quel piccolo capolavoro che era Blues Control era stata di disappunto: non sapevo bene cosa aspettarmi, ma la sensazione del debutto mi sembrava persa. Così ho aspettato un po' di tempo e ora me lo sto analizzando per bene.
E' successo che la Cho ha preso spazio, probabilmente nella composizione, scalzando la acida chitarra di Waterhouse dal trono di protagonista indiscussa della scena. La sua ossessiva ed effettata martellata pianistica è il motore dell'iniziale Good Morning, allegorica cavalcata a base di drum machine ed addirittura sezione fiati in prima fila.
Sono solo 4 i lunghi pezzi di Local Flavor: invece di destrutturare, i BC ora concentrano, si rilassano e stendono pieces di ambient impura. Come la statica Rest on water, che al 9° minuto fa piombare in una gradevole catalessi, salvo fraseggi di clarinetto.
Tangier è una meccanica escursione di organo bucolico, rintocchi dilatati di synth e stratificazioni vagamente rumoristiche. Echi di corrierismo cosmico in flanger perenne marchiano la prima parte di On through the night. Poi entra il beat sintetico lento e la suite trasfigura in un maelstrom di chitarra abbrutita (toh, si rivede Waterhouse, ma dov'era stato fino a quel momento?), fino al fade out che chiude il disco e lascia un po' così...
Semplicemente hanno deciso di non ripetersi, e questo è ammirevole. Li aspetto di nuovo, fiducioso in un rinnovato outing...
E' successo che la Cho ha preso spazio, probabilmente nella composizione, scalzando la acida chitarra di Waterhouse dal trono di protagonista indiscussa della scena. La sua ossessiva ed effettata martellata pianistica è il motore dell'iniziale Good Morning, allegorica cavalcata a base di drum machine ed addirittura sezione fiati in prima fila.
Sono solo 4 i lunghi pezzi di Local Flavor: invece di destrutturare, i BC ora concentrano, si rilassano e stendono pieces di ambient impura. Come la statica Rest on water, che al 9° minuto fa piombare in una gradevole catalessi, salvo fraseggi di clarinetto.
Tangier è una meccanica escursione di organo bucolico, rintocchi dilatati di synth e stratificazioni vagamente rumoristiche. Echi di corrierismo cosmico in flanger perenne marchiano la prima parte di On through the night. Poi entra il beat sintetico lento e la suite trasfigura in un maelstrom di chitarra abbrutita (toh, si rivede Waterhouse, ma dov'era stato fino a quel momento?), fino al fade out che chiude il disco e lascia un po' così...
Semplicemente hanno deciso di non ripetersi, e questo è ammirevole. Li aspetto di nuovo, fiducioso in un rinnovato outing...
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