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Non proprio ciò che tutti si aspettavano da mr. Batt al tempo. Quindi, esattamente un bel colpo per una carriera che sembrava continuare a vivacchiare un po' di rendita dalle imprese degli eighties, passando per i gradevoli ma non proprio epocali anni '90, passando di palo in frasca negli ultimi 10 anni, con questa tappa di mezzo,
Blemish, destinata a restare un caposaldo. Non proprio fra le più immediate delle musiche da lui confezionate: l'eleganza tipica resta soltanto nella suadente e profonda voce di sempre, è il contorno che sorprende: una fittissima nebbia ambient, arie rarefatte e polverizzate, abbattimento di qualsiasi ritmica e/o forma song, esemplare la title-track. Innanzitutto, Fennesz entra alla corte dalla porta principale, ed è un ingresso pesante. Così come la mano tremolante e nevrotica dell'acustica di Bailey; le dissonanze di
The good son e
She is not sono quanto di meno digeribile per i puristi della melodica. Che a loro modo dovranno accontentarsi delle scansioni di
The heart knows better, e avranno qualche piccola rivalsa nel pezzo finale composto insieme a Fennesz, la solenne
A fire in the forest. Non è più l'ambient serena e paradisiaca di
Gone to earth, ma una forma di contaminazione moderna e coraggiosa per l'uomo, a dimostrare che sì ha sempre avuto bisogno di una mano forte, ma la classe non la si compra. Ce la si ha.
(originalmente pubblicato il 20/07/09)
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