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Come i Family, le "marmotte" di Tony McPhee sono stati un complesso britannico dagli standard qualitativi altissimi ed originalissimi, senza ricavarne però un successo significativo. Ad oggi non se li ricorda più assolutamente nessuno, difatti, ed è un peccato perchè ascoltando dischi fantastici come
Split o questo inebriante
Hogwash ci si trova di fronte ad un power-trio blues che di blues ha ben poco. Anzi, la formula qui assume inusitate sembianze mai sentite altrove, un ibrido prog-blues sornione e cangiante. Merito forse anche dell'ingresso del batterista Brooks, proveniente da un gruppo di Canterbury. Fattostà che
Hogwash è un calderone micidiale, dalla sottile potenza diagonale, con venature mentali davvero stimolanti. L'arpeggio della SG del leader introduce
I love you Miss Oginy, prima perla della serie, caratterizzata da scarti di ritmo e giri vorticosi; la voce nasale e stentorea, la chitarra assoluta protagonista con le svisate taglienti e geniali, Cruikshank e Brooks sezione ritmica ineccepibile. Per la prima volta compaiono anche delle tastiere, precisamente un mellotron il cui soffio cosmico solca il finale di
You had a lesson, nonchè l'inizio della ballad psichedelica
Earth Shanty. Brooks si ritaglia l'angolo virtuoso con l'assolo effettato di
The ringmaster. La rotolante
3744 James Road si propone come seguito di
Cherry Red, se non che McPhee si perde in un assolo psicotico che dilata il pezzo.
Peccato che il perfetto lato A non venga replicato girando il vinile, occupato quasi esclusivamente da McPhee in blues acustici, sempre nel suo stile personalissimo, ma facendo dissolvere la magia sperimentale che avrebbe potuto incoronare
Hogwash uno dei capolavori del post-blues dei primi '70.
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