La sbornia jazz puntuta e pungente degli SHJ, dopo gli inizi puramente elettronici, raggiunse un apice difficilmente superabile con Amassed. Che sembra un vero e proprio viaggio a ritroso nel tempo, con un ensemble di free-impro al quale i due titolari lasciano praticamente carta bianca proponendosi con marginali interventi (molto particolare quello che fa l'effetto di una cassa sfrigolante), facendo così in modo che il disco suoni come un classico degli anni '60-70 dei nomi storici del genere, che non è neanche il caso di scomodare. Il piano fender liquido, il sax arzigogolato, il contrabbasso scansionato, la batteria svolazzante, tutte caratteristiche che possono anche ricordare certe pagine di Zorn epoca Naked City. In aggiunta, la chitarra anomala di Pierce (ex-Spacemen 3) che consegna qualche lisergia a mo' di diversificazione.
Gli ambienti sono in larga parte malsani, astratti, anfratti di buio disorientamento, in un percorso brumoso, dissonante e corrosivo.
Da maneggiare con molta cura.
Gli ambienti sono in larga parte malsani, astratti, anfratti di buio disorientamento, in un percorso brumoso, dissonante e corrosivo.
Da maneggiare con molta cura.
(originalmente pubblicato il 06/09/09)
Nessun commento:
Posta un commento