domenica 13 giugno 2010

Tar - Over and out (1995)

Fine della corsa, per un gruppo criminalmente ignorato persino nel sottobosco noise statunitense. Come già scrissi per Toast, la sottile complessità che andava ricercata nelle pieghe del sound del quartetto non furono recepite da nessuno, e finì tutto nella polvere.
Restano le perle sparse nei dischi, e la consapevolezza che il gruppo forse avrebbe potuto esplorare ulteriori altre vie, come fece intuire questo epitaffio imponente e vario, paradossalmente il migliore del lotto. L'incrocio improbabile fra i Sex Pistols meno caciaroni e il Neil Young più fragoroso, gli impasti chitarristici mai banali e la possente ritmica continuavano ad illuminare il palco, ma in Over and out persino i pezzi avevano sviluppi avvincenti. Come nell'iniziale Known Anomalies, scandito da un riff granitico di quelli che non si scordano. La violenza metropolitana domina in Billow my sail, Time to strike, Welk, anche se le melodie angolari non restano mai dietro ai muri. Gli esperimenti e le varianti inevitabilmente attirano l'attenzione, e non sono pochi: il dramma apocalittico di Building Taj Mahal, la catalessi controllata di Q.V.C., i circoli dissonanti di Carpal tunnel season, la visione dislessica di The shoo. Finita e fuori. Grande ingiustizia, game over.

(originalmente pubblicato il 16/09/09)

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