Nell'attesa del nuovo album in programma per maggio, e nella speranza che tornino ad antiche freschezze e brillantezze, mi riascolto il secondo disco nonchè miglior prodotto di questo quartetto di nerds che hanno stravolto l'indie-rock del 2000 portandolo a livelli stratosferici.
Title-track inizia subito con una melodia difficile da dimenticare, il livello del suono è volutamente lo-fi per un effetto di studio: al secondo minuto l'orizzonte si apre e gli strumenti sono più nitidi. In sostanza, come utilizzare un trucco del mixer in songwriting. I DCFC sono una rivelazione intima e discreta: The employment pages è un pezzo dimesso oltre misura, con rifiniture d'organo che puntellano un equilibrio fragilissimo di filigrane di chitarra.
Fin dal titolo si intuiscono le connotazioni socio-politiche dei contesti: provenienti da Seattle, si sono schierati spesso a favore del free-downloading anche dopo che sono passati su Atlantic. For what reason dona maggior brio, Lowell è pop atmosferico. 405 è una chicca sospesa nel vuoto dall'elettronica spartanissima. Immaginiamo una versione pop dei Codeine con il surplus di un songwriter di razza come Ben Gibbard, di certo non inferiore a Doug Marsch dei Built To Spill, e si può solo rendere l'idea. Company Calls Epilogue è il vertice assoluto, forse della loro intera discografia: l'effetto melanconico predomina ma si chiude con 2 pezzi più aperti e accessibili, rendendo l'atmosfera generale di We have... molto variegata.
Purtroppo con i due dischi successivi non saranno in grado di ripetere la magia dei primissimi anni.
(Originalmente pubblicato il 17/03/2008)
Title-track inizia subito con una melodia difficile da dimenticare, il livello del suono è volutamente lo-fi per un effetto di studio: al secondo minuto l'orizzonte si apre e gli strumenti sono più nitidi. In sostanza, come utilizzare un trucco del mixer in songwriting. I DCFC sono una rivelazione intima e discreta: The employment pages è un pezzo dimesso oltre misura, con rifiniture d'organo che puntellano un equilibrio fragilissimo di filigrane di chitarra.
Fin dal titolo si intuiscono le connotazioni socio-politiche dei contesti: provenienti da Seattle, si sono schierati spesso a favore del free-downloading anche dopo che sono passati su Atlantic. For what reason dona maggior brio, Lowell è pop atmosferico. 405 è una chicca sospesa nel vuoto dall'elettronica spartanissima. Immaginiamo una versione pop dei Codeine con il surplus di un songwriter di razza come Ben Gibbard, di certo non inferiore a Doug Marsch dei Built To Spill, e si può solo rendere l'idea. Company Calls Epilogue è il vertice assoluto, forse della loro intera discografia: l'effetto melanconico predomina ma si chiude con 2 pezzi più aperti e accessibili, rendendo l'atmosfera generale di We have... molto variegata.
Purtroppo con i due dischi successivi non saranno in grado di ripetere la magia dei primissimi anni.
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