mercoledì 21 aprile 2010

American Music Club - Engine (1987)

Non che la produzione degli AMC sia stata inferiore negli anni successivi, ma semplicemente il mio disco preferito. Engine rappresenta un cuore sanguinante, una digressione spleen dal primo all'ultimo secondo. A tratti discreta, a tratti disperata. E' l'espressione di un Mark Eitzel che dopo il buon esordio di un paio d'anni prima trova il sostegno di un grande songwriting e si conferma un superbo cantante, che trasuda emozioni, ruggiti e calore dalle corde vocali. Nonostante un gruppo dalla line-up instabile (basti pensare al via-vai di batteristi), Vudi, Pearson e Mallon appoggiano il leader in maniera magistrale. Big Night apre con un tema accorato di acustica, violoncello e piano che fa venire subito i brividi. I pezzi più grintosi fanno letteralmente a pezzi lo slavato e debole pop-rock dei Rem dello stesso periodo, tanto per far capire dove sta la giustizia commerciale in musica. Outside this bar, At my mercy, Clouds, Electric Light, Art of Love sono pezzi dal classico humus a stelle e striscie che trionfano grazie ad interpretazioni esasperate. Nightwatchman, Mom's TV e Asleep sono viaggi nell'incoscio psicologico, lo spleen-core in netto anticipo a tutti i gruppi americani che sono venuti dopo di loro.
Da non perdere assolutamente le 3 bonus-track dal vivo nella ristampa del cd, in particolare Shut Down, un crescendo sismico memorabile.
Anche se non mi illudo, spero sempre che col nuovo album ottengano riconoscimenti più vasti e qualcuno se li scopra e li apprezzi, meglio tardi che mai....

(Originalmente pubblicato il 19/02/2008)

1 commento:

  1. Ma come...dal 2010 nessuno dice nulla? E allora io dico che presi il vinile alla sua uscita, poi il cd per salvaguardare il vinile quindi la ristampa in cd per i brani aggiunti. E non mi stanca mai. Uno dei miei dieci dischi preferiti di sempre. Nel lontano 87 un altro capolavoro, Moonhead dei TWR. E i capolavori sono due. Bei tempi.
    Ciao
    Andy

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