La storia dei Cave In mi sembra una grande parabola: l'inizio con un durissimo post-emo-hardcore, poi la rivelazione con questo Jupiter, un tentativo non troppo riuscito con Antenna e poi il ritorno con l'ultimo disco alle sonorità senza compromessi degli inizi. Per quanto mi riguarda nel 2000 i Cave In hanno raggiunto un apice espressivo che poi, non so quanto coscientemente, hanno totalmente rinnegato. Si è parlato di Radiohead, di emo, di progressive e di tante altre cose per Jupiter. Io penso che sia semplicemente un capolavoro da ascoltare tutto d'un fiato, tant'è che io adoro metterlo nel mio Zen a tutto volume mentre faccio jogging.
Il quartetto si rende interprete di un rock energetico e moderno, che pompa adrenalina da tutti i pori. E' il sound di una band che è cresciuta, che si è lasciata alle spalle i chitarroni e i growls ma ha ancora voglia di far muovere la testa, con maturità. Credo che i Muse siano stati molto influenzati da questo disco, ed è un peccato che non abbiano raggiunto lo stesso apice di popolarità. La title-track iniziale è un saggio eccellente dell'eclettismo caverniano; le rullate tornitruanti del batterista (davvero un asso!) fanno da supporto ad un motivo metal-arabeggiante epicissimo fin da subito. In the stream of commerce sfodera un giro ossessivo con chitarre ad alto tasso lisergico. Il loro punto di forza sta nel movimento e nelle concentrazioni di idee in ogni singolo pezzo, nell'alternare momenti di stasi contemplativa ad esplosioni di potenza e wall of sounds. In questo senso Innuendo and out the other è il più rappresentativo; una spirale infinita dal sapore epico, in cui le emozioni si rincorrono in una continuità mozzafiato. Brain Candle è un power-pop-hardcore davvero immediata che tutti i fans dei Muse non potranno non apprezzare. Requiem vale lo stesso discorso per i Radiohead, ed è un po' la loro Paranoid Android in versione progressive. Decay of the delay è uno strumentale sinistro e lancinante dal sapore cinematico. New moon chiude con una ballata acustica che piano piano si trasforma in un'altra cavalcata energetica.
Un peccato, che sia rimasto un episodio fortemente circoscritto.
Il quartetto si rende interprete di un rock energetico e moderno, che pompa adrenalina da tutti i pori. E' il sound di una band che è cresciuta, che si è lasciata alle spalle i chitarroni e i growls ma ha ancora voglia di far muovere la testa, con maturità. Credo che i Muse siano stati molto influenzati da questo disco, ed è un peccato che non abbiano raggiunto lo stesso apice di popolarità. La title-track iniziale è un saggio eccellente dell'eclettismo caverniano; le rullate tornitruanti del batterista (davvero un asso!) fanno da supporto ad un motivo metal-arabeggiante epicissimo fin da subito. In the stream of commerce sfodera un giro ossessivo con chitarre ad alto tasso lisergico. Il loro punto di forza sta nel movimento e nelle concentrazioni di idee in ogni singolo pezzo, nell'alternare momenti di stasi contemplativa ad esplosioni di potenza e wall of sounds. In questo senso Innuendo and out the other è il più rappresentativo; una spirale infinita dal sapore epico, in cui le emozioni si rincorrono in una continuità mozzafiato. Brain Candle è un power-pop-hardcore davvero immediata che tutti i fans dei Muse non potranno non apprezzare. Requiem vale lo stesso discorso per i Radiohead, ed è un po' la loro Paranoid Android in versione progressive. Decay of the delay è uno strumentale sinistro e lancinante dal sapore cinematico. New moon chiude con una ballata acustica che piano piano si trasforma in un'altra cavalcata energetica.
Un peccato, che sia rimasto un episodio fortemente circoscritto.
(Originalmente pubblicato il 08/03/2008)
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